Senza stipendio per mesi e ora disoccupato

La storia di una guardia giurata costretta anche a turni di quattordici ore. La beffa del cambio di ditta
Di Enrico Ferri

La storia di una guardia giurata, Giuliano Pitacco, costretta a lavorare in turni massacranti anche di 14 ore e a non vedere lo stipendio per mesi. Lavorare per vivere, per fare la spesa e pagare le bollette. Per mandare i propri figli a scuola vestiti decentemente e riuscire ad andare in giro con un paio di pantaloni che non siano quelli dismessi della divisa. Ma non sempre si lavora per vivere, alcune volte si lavora solo per lavorare. Sembra un paradosso, ma è quello che è accaduto a Giuliano Pitacco, il protagonista di questa storia, una guardia giurata. Quelle persone che vediamo di notte girare per la città con auto munite di lampeggianti, o che sono all’ingresso di alcune banche o nelle portinerie di grandi aziende. Giuliano è un uomo di 50 anni e ha da mantenere anche un figlio, circa un anno fa ha deciso di cambiare lavoro e cercare fortuna nelle guardie giurate. Un lavoro duro che si fa soprattutto di notte, armati e spesso in situazioni che possono diventare anche spiacevoli. «Non mi spaventa il lavoro faticoso, l’ho fatto tutta la vita e non mi sono mai fatto problemi, anche quando lavoravo per l’ospedale e andavo a recuperare salme in giro. Perché il lavoro quando è onesto non è mai vergogna. La vergogna è quando arrivi a fine mese e non hai lo stipendio per pagare le bollette e l’affitto, quando i mesi si sommano e il padrone di casa ti chiede giustamente quello che gli è dovuto, quando ti stanno per staccare la luce e il gas perché non hai pagato», dice Pitacco con la voce rotta dallo sconforto. All’inizio aveva investito circa 1300 euro di tasca propria, per prendere il porto d’armi e poter acquistare una pistola con relativo Decreto della Prefettura, un’autorizzazione che gli permettesse di diventare un vigilante e tornare finalmente a lavorare dopo un periodo di incertezza economica. Assunto in una prima società, costretto a turni di 14 ore, «dopo il terzo mese che non ricevevo lo stipendio ho deciso di andare via. Ma il paradosso è che non lo potevo fare. Dovevo continuare a lavorare gratis perché se mi fossi licenziato avrei perso il diritto al porto d’armi e quindi un investimento che mi era costato caro, oltre alla possibilità di lavorare ancora come guardia giurata. Poi un’altra società si è fatta avanti. Ma le speranze in poco tempo si sono trasformate di nuovo in illusioni e purtroppo questa volta non solo per me, anche per altri sei colleghi. Una storia che si è ripetuta con stipendi che non arrivavano e, alla decisione di gettare la spugna e tentare di trovare lavoro in un’altra ditta, una liquidazione mai arrivata». Pitacco e i colleghi si rivolgono così all’Ispettorato del lavoro: «Ci hanno risposto che dobbiamo attendere, che i tempi sono lunghi e che con molta probabilità dovremo rivolgerci a un avvocato». Attualmente Pitacco e alcuni colleghi sono alla ricerca di un lavoro in altre società di vigilanza privata «anche se a questo punto accetterei qualunque proposta di lavoro lecito».

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