Serracchiani in trionfo «Sarò al servizio di tutti»

Alle 21.15 la vincitrice entra in piazza Oberdan e si inginocchia tra gli applausi «Ora ci aspetta un lavoro enorme. Il primo impegno? I costi della politica»
Di Gianpaolo Sarti
Udine 22 Aprile 2013. Elezioni regionali Friuli Venezia Giulia. Debora Serracchiani festeggia la vittortia nella sede del Pd. Telefoto Ag. Petrussi
Udine 22 Aprile 2013. Elezioni regionali Friuli Venezia Giulia. Debora Serracchiani festeggia la vittortia nella sede del Pd. Telefoto Ag. Petrussi

TRIESTE. Ore 21 e 15. Boato. Piazza Oberdan esplode di bandiere, striscioni, applausi, flash, telecamere e microfoni. “Debora, Deobora, Debora”. L’acclamano, la travolgono. Lei, piccola ed esile, frangetta, giubbino rosso, collana, jeans e ballerine ai piedi, sta lì. Ferma, sorride, gli occhi luccicanti. «Hai fatto un miracolo», urlano dalla folla. La abbracciano tutti. A fatica raggiunge l’ingresso del palazzo. Debora entra, stinge le mani ai portieri e si inginocchia. E poi un bel “V”, verso al cielo, per i fotografi. “V” come vittoria, come quando si vince una partita di pallone all’ultimo minuto. All’ultimo respiro.

La Regione è sua. Serracchiani, 42 anni, avvocato del lavoro, europarlamentare, nata a Roma ma residente da molti anni a Udine, è la seconda donna-presidente in Italia, assieme a Catiuscia Marini governatrice dell’Umbria, pure lei del Pd. Serracchiani, salita agli onori delle cronache nazionali qualche anno fa dopo un appassionato intervento al Pd nazionale, si è fatta conoscere nei salotti tv, via web. Poi il boom all’europarlamento e la guida della segreteria regionale, sempre avversata dai “suoi” consiglieri in piazza Oberdan.

«Sarò al servizio di tutto il Friuli Venezia Giulia e per farlo lavorerò con tutti», è una delle prime dichiarazioni battute dalle agenzie. I giornalisti la incalzano, incessantemente. «Il Pd? Non sta benissimo – ammette Serracchiani – ho vinto nonostante il Pd, ora il partito deve rialzare la testa». Ancora giornalisti. Raffiche di domande. «Il primo impegno? Lavoreremo sui costi della politica, perché la credibilità è essenziale. E poi andrò a Roma, a rinegoziare il Patto di stabilità. La Macroregione del Nord? In pensione».

«Basta, basta, basta – grida la gente – Debora vieni qui». Nei corridoi del Consiglio si riversa una quantità di persone mai vista. Ci sono i candidati, eletti e non eletti, ex e futuri della politica che verrà, e tanta gente. «E dove li mettiamo?», si domandano i funzionari. Aprono le porte dell’aula, nel giro di qualche secondo si riempie. Ancora urla, applausi. 21 e 40. È il momento del primo discorso. «Siamo diventati una bestia rara – scherza Serracchiani – il centrosinistra che vince, mai visto! Ringrazio tutti, sono stati mesi difficili….non meritavamo di finire sotto le macerie di Roma. Sappiamo essere un’altra cosa: autonomi, indipendenti e speciali. Ci meritiamo un partito che non crei imbarazzo Ora cominciamo subito e ripartiamo, perché abbiamo un programma elettorale che è già un programma di governo e una prima vittoria in tasca: essere donna ed essere qui, lo dico a tutte le donne presenti». Altri applausi, scroscianti. Fuori è tutto un evviva, salti di gioia. «Domani (oggi, ndr) c’è la direzione nazionale del Pd, il Friuli Venezia Giulia dirà la sua». Il sindaco Cosolini la prende in braccio, lei baderà bene a non fare altrettanto. E poi ancora festa, nei corridoi e in piazza. Le interviste dei tg nazionali, le telefonate dei big. Prima Renzi, poi anche Bersani. La notte è lunga, c’è tempo di festeggiare, dopo una giornata al cardiopalma con Serracchiani e Tondo sul filo di lana. Vincerà per un pugno di voti, nemmeno duemila. «Se non c’era Roma, sarebbe stata un’asfaltata», aveva commentato a metà scrutinio bisticciando con i verbi.

Già, la tensione. Prima del bagno di folla a Trieste ha atteso i risultati prima a casa, poi dalla sede del Pd di Udine, circondata dai fedelissimi e dallo staff. Nel pomeriggio l’ha raggiunta anche il marito, Riccardo Chiappa, che ha sposato pochi mesi fa. Il suo è anche un successo personale: contrariamente al principale sfidante, Renzo Tondo, ha ricevuto 36 mila voti in più rispetto a quelli ottenuti dal resto della coalizione che la sosteneva. Nonostante l’astensionismo, circostanza «che mi impone un obbligo di riflessione». Perché «è evidente che la gente non guarda più alla politica come a una soluzione, e quindi dobbiamo impegnarci tutti a far sì che la politica diventi di nuovo centrale, importante, comprensibile e che serva». Quello che l’aspetta è «un lavoro enorme da portare avanti assieme alle opposizioni».

A palazzo, per tutto il giorno, quasi non ci credono: nel pomeriggio i risultati che arrivano da Trieste segnano una distanza abissale con Tondo, ma il governatore è in costante recupero a Udine e Pordenone. Il presidente uscente avanza e verso le sei Serracchiani va sotto il 40%, ma è sempre in testa. La distanza si assottiglia, Debora sente il fiato al collo. I titoli delle testate nazionali online, se ne accorgono: “Serracchiani davanti, Tondo recupera”. Il capogruppo Mauro Travanut osa: «Abbiamo vinto», ma non sono nemmeno le sette. Per poi ritrattare con un «forse». Si racconta di un grande lavoro, tra ieri e oggi, da parte delle segretaria che avrebbe tempestato di sms gli iscritti alle primarie. «Andate a votare». Perché lei, Debora, l’aveva pur previsto, ben prima del suicidio del Pd nazionale: «Sarà una lotta all’ultimo voto».

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