«Sertubi, quella fabbrica mi ha dato la dignità»

Bruno Primitivo, operaio dello stabilimento in “cassa” a 750 euro da gennaio: «Ho 51 anni, nessuno mi offre un altro lavoro»
Silvano Trieste 21/10/2012 Bruno Primitivo
Silvano Trieste 21/10/2012 Bruno Primitivo

di Silvio Maranzana

Quella fabbrica maledetta che gli è costata tre infortuni seri, gli aveva dato anche la dignità, oltre a uno stipendio accettabile. Oggi Bruno Primitivo, operaio della Sertubi, è quasi rassegnato a perdere entrambi. «Ho 51 anni, non ho più fiducia e mi sto riempiendo di antidepressivi. Credo che la nostra azienda sia giunta al capolinea, per cui ho incominciato a chiedere di un nuovo lavoro al supermercato, in panetteria, anche in pizzeria perché sarei disposto a portare pizze a domicilio. Mi hanno guardato tutti con un’aria tra sorriso e commiserazione facendo capire che se proprio avranno bisogno di qualcuno lo prenderanno molto più giovane di me.»

«Sono stato anch’io sabato in delegazione dal sindaco Cosolini e gli ho chiesto come faccio a pagare le bollette. Ma ho visto sfiduciato anche lui. Mi è arrivata una bolletta da 270 euro per l’energia elettrica e l’Acegas mi ha detto che è impossibile dilazionare il pagamento. L’ho ottenuto poi grazie all’interessamento della Confconsumatori, ma ho dovuto pagare 30 euro la tessera dell’associazione». Bruno è in cassa integrazione da gennaio a 750 euro al mese, è rientrato brevemente al lavoro ma è caduto, si è procurato una lussazione al ginocchio e ha dovuto operarsi al menisco. Un’altra perla nella collana di sfortuna che ha caratterizzato la sua vita. Eppure ci sono due aspetti positivi che lo tengono in piedi: il fatto che il figlio Daniele, 20 anni, abbia da poco trovato un lavoro da parrucchiere anche se per soli 700 euro al mese e il fatto che la sua compagna Erica, a propria volta parrucchiera ma in un altro negozio, che ha anche lei una figlia, Valentina di soli 12 anni, abbia un appartamento di proprietà in via Settefontane, anche se con un mutuo mensile di 450 euro da pagare. «Devo star attento a non far baruffa con lei perché sennò mi butta fuori e perdo anche la casa», trova la forza di scherzare Bruno.

Tutti e due separati, da cinque anni hanno rifatto una famiglia di quattro persone, un nuovo capitolo nella vita di Bruno, papà pugliese e mamma siciliana, ma nato in Ponziana e quindi vero triestino. Cinque persone in famiglia (ha due sorelle) con il solo papà a lavorare come barista e dunque una vita dura fin dall’inzio. Poi i suoi prima lavori, a propria volta da barista e da guardia giurata. Proprio facendo il vigilantes conosce uno che gli prospetta la possibilità di entrare alla Sertubi dove nel 2003 viene assunto e messo a fare l’operaio turnista (di notte si lavora, ma il sabato e la domenica no) nell’area a caldo. Poco dopo però un gancio lo colpisce allo zigomo e deve subire anche una cauterizzazione all’occhio. Nel 2005 un vero dramma. «Sono scivolato e mi sono rotto il coccige, ma ho avuto complicazioni: sei mesi più tardi ho dovuto operarmi a un testicolo e mi è stato scoperto anche un tumore al primo stadio». Rientrato dopo qualche mese al lavoro, Bruno è stato spostato all’uscita forno addetto alle verifiche sulla qualità dei tubi con il passaggio al microscopio, la levigatura e la lucidatura. «Un lavoro di una certa responsabilità e che mi aveva anche dato una dignità - conclude con amarezza Bruno - sono di vecchi principi, credo che un vero uomo non sia tale senza un lavoro, è questo che mi brucia più dei soldi persi».

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