Sette figli per la famiglia muggesana dei record

MUGGIA. «Se hai tanti fratelli che ti vogliono bene sei più forte». Parola di Andrea, 12 anni, l’ultimogenito della famiglia più numerosa di Muggia: la famiglia Dolcetti. Stefania, Giacomo, Giovanni, Caterina, Tommaso, Francesca e per l’appunto Andrea. Eccoli i nomi dei sette fratelli della famiglia di neocatecumenali guidata dai genitori Fulvio Dolcetti e Rossana Babici. Oggi Stefania, 32 anni, e Giacomo, 31, sono rispettivamente sposati con in tutto cinque figli (il sesto è in arrivo). Per tanti anni, però, i nove componenti della famiglia hanno vissuto sotto lo stesso tetto in un appartamento di 110 metri quadrati vicino al campo. «Difficile? Diciamo che avere un bagno solo per nove è stato impegnativo», scherza la madre Rossana, insegnante di religione alla scuola elementare Edmondo De Amicis di Muggia. Evidente però come una buona organizzazione sia stata il perno per far andare avanti la macchina famiglia: «Sì, è vero, ma come spesso capita l’organizzazione non è che venisse rispettata alla lettera. D’altronde abbiamo vissuto tutti assieme in una casa, non in una caserma. Direi che i nonni paterni e materni dei nostri figli sono stati importanti. Ma complessivamente siamo stati bravi ad arrangiarci da soli». La scelta di avere tanti figli è maturata col tempo: «Dopo aver avuto Stefania, a 23 anni, inizialmente non avevamo programmato a tavolino di avere altri figli. Poi abbiamo iniziato un cammino di fede assieme e quindi abbiamo deciso di amarci dando il nostro amore ai nostri figli». In una famiglia numerosa una delle componenti principali è anche l’altruismo: «Assolutamente vero. Abbiamo cresciuto i nostri figli spiegando loro che vivere significa vivere per gli altri. Un modo di intendere la vita che è una vera cura contro l’egoismo. Forse è l’insegnamento più importante che abbiamo sempre cercato di trasmettere a tutti i nostri figli».
Appartenenti all’Associazione nazionale delle famiglie numerose, i Dolcetti tengono a precisare che «bisogna sfatare lo stereotipo che le comunità neocatecumenali facciano tanti figli perché non sempre è così. Avere una ampia famiglia non è una legge consequenziale». I nove muggesani esattamente nove anni fa sono stati accolti da Papa Benedetto XVI a Roma durante un raduno delle famiglie numerose di tutta Italia: «È stata una bellissima esperienza, soprattutto per i figli. Ricordo che siamo stati scortati dai poliziotti in motocicletta mentre noi eravamo sui pullman. È stata una giornata molto particolare per tutti noi». In una famiglia numerosa spesso c’è il rischio di non valorizzare il singolo? «Noi abbiamo sempre cercato di promuovere la collettività della famiglia dando però allo stesso tempo risalto al singolo figlio. Penso ad esempio ai compleanni che sono sempre stati gestiti singolarmente: ogni figlio aveva i suoi amichetti invitati alla festa». Sul pensiero dei muggesani, Rossana Babici sorride: «Tutti mi chiedono spesso “ma come fè?”, in realtà non sono una wonderwoman, semplicemente si vive la quotidianità in maniera forse più complessa rispetto ad altri, ma con anche tante gioie in più». Fulvio, insegnante di educazione fisica al Volta, e Rossana raccontano l’emozione della nascita dell’ultimogenito. «I primi sei figli sono nati al Burlo. Il settimo, Andrea, in casa. È stato un parto bellissimo, avvenuto con tutti i nostri figli attorno a me, in una splendida naturalezza. A riprova di quanto la famiglia possa essere unita anche in un momento così intimo». L’ultima considerazione è “politica” con un punto di vista piuttosto chiaro da parte dell’insegnante di religione: «Stiamo vivendo, nella società, un forte attacco alla famiglia naturale. C’è il tentativo di destabilizzare la persona umana con assurde teorie (l’ideologia gender, per intenderci, ndr). Ma se togli alla persona il sostegno di una famiglia, se le togli la sua identità profonda di uomo e di donna avrai un individuo debole, instabile, facilmente manovrabile dal potere sia politico che economico».
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