Si è spento Diust, il “papà” dei piccoli attori della Giacich

Si è spento dopo una lunga malattia a 64 anni Ennio Diust, stimato insegnante di educazione fisica alla scuola media Ezio Giacich, il “papà” delle innumerevoli attività mimico-espressive che hanno portato la scuola media cittadina alla conquista di riconoscimenti a livello nazonale. Due anni fa Ennio Diust era andato in pensione e da qualche mese era ricoverato al San Polo, accudito dalla moglie Luisa e dai figli poco più che ventenni Ludovica e Federico. La sua morte ha lasciato un enorme vuoto fra quanti - colleghi e ragazzi - hanno avuto modo di conoscerlo e apprezzarlo.

Ennio Dijust era di origine gradese. Terminati gli studi all’Isef a Roma aveva intrapreso la strada dell' insegnamento che l’aveva portato prima a Trieste e poi alla media Giacich di Monfalcone. Da due anni, con la pensione, aveva dovuto lasciare orfano il laboratorio mimico-espressivo cui aveva dato vita assieme ad altri colleghi nell’anno scolastico 1985-86. Un’esperienza esaltante, interrotta purtroppo con la sua quiescenza, nonostante i numerosi premi e il lustro che aveva regalato alla Giacich. Attraverso il laboratorio teatrale Diust aveva permesso a generazioni di studenti di calcare il palcoscenico, non solo quello del teatro Comunale ma anche quelli di Roma, Castellana Grotte, San Quirico, Concordia Sagittaria e altri ancora. Ennio Diust, infatti, aveva fatto partecipare a numerose rassegne i suoi ragazzi che si erano aggiudicati prestigiosi premi tra cui il primo posto al Festival scolastico “Marinando” e la coppa del Presidente del Repubblica. Attraverso il laboratorio mimico-espressivo, Diust aveva gestito anche situazione particolari e ragazzi difficili, offrendo momenti di aggregazione svago e divertimento senza l’agonismo tipico dello sport. È stato l’anima del laboratorio, fino a coinvolgere un migliaio di ragazzi. I funerali di Ennio Diust saranno celebrati giovedì alle 11 nella basilica di Sant’Eufemia a Grado. Dalle 9 il feretro sarà esposto nella cappella dell’ospedale di San Polo.

Rossella de Candia