Si è spento Nonno Berto una vita per chi soffre

«Cari amici, mio padre, Nonno Berto, ha finito di soffrire. Scusate se per il momento non posso rispondere. Sfortunatamente sono assai lontano e devo rientrare». La notizia della scomparsa del...
sterle trieste 07 02 09 umberto giona nonno berto
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«Cari amici, mio padre, Nonno Berto, ha finito di soffrire. Scusate se per il momento non posso rispondere. Sfortunatamente sono assai lontano e devo rientrare». La notizia della scomparsa del popolare Nonno Berto, che già circolava a livello di voci, è stata data ieri, con un messaggio sul suo profilo Facebook, dal figlio Manlio Giona.

Mercoledì pomeriggio, a 97 anni, è scomparsa dunque una figura si è sempre dedicata al prossimo, in particolare a chi, bambini e anziani, aveva problemi di salute, con raccolte di fondi attraverso i suoi noti “banchetti”, che negli anni, aveva raccontato, avevano fruttato mezzo miliardo delle vecchie lire, «tutto denaro passato a chi ne aveva bisogno».

«Era ammalato da cinque anni », spiega la figlia Aurora, che lo ha sempre assistito nella casa di via Baiamonti, scrivendo anche le tante lettere, ad enti e amministratori comunali, che lui le dettava. Da una settimana era ricoverato a Cattinara. I funerali di Nonno Berto sono stati fissati il 2 novembre.

Nato a Parenzo nel 1919, quando aveva sei anni la famiglia (genitori e cinque fratelli), si trasferì a Trieste. La vocazione di Umberto ad aiutare chi aveva problemi si manifestò in modo molto precoce: a dieci anni iniziò ad occuparsi di un bambino down.

Come raccontò in un’intervista rilasciata allo scrittore Pino Roveredo, pubblicata anni fa dal nostro giornale, a 17 anni, brillante studente del Volta, lascia la scuola e va a lavorare al cantiere di Monfalcone. Scoppia la guerra e Umberto viene richiamato, destinazione Libia. Prima con uno stormo di bombardieri, poi con una squadriglia di caccia, riesce anche a sopravvivere alla terribile battaglia di El Alamein.

Ritornato a Trieste nel 1945, acquista un motocarro e rifornisce di prodotti del mercato i rioni di Ponziana e San Giacomo. Più avanti un commilitone della guerra d’Africa, di cui divenne amico, un “certo” Ernesto Illy, gli regala un camion e così Umberto inizia un’attività di trasporti e traslochi.

La figura di Nonno Berto nasce molti anni dopo, quando incontra un bambino che aveva bisogno di un intervento chirurgico in America. Umberto si dà da fare e in breve raccoglie 20 milioni di lire.

Da quel momento è tutto un susseguirsi di iniziative a favore di associazioni che aiutano i malati e i loro familiari: Azzurra, Agmen, Bambini di Trieste, Amare il rene. «Per tutta la vita si è adoperato per i bambini - ricorda Alfredo Sidari, presidente di Azzurra - sempre vicinissimo alla nostra associazione. Si è spesso per Trieste come pochi».

Un’altra delle famose “battaglie” di Nonno Berto è stata quelle delle “pedane” alle fermate dei bus, per contrastare le soste abusive delle auto. Anche su questo fronte, con la sua tenacia riuscì a ottenere la collocazione di alcune di queste strutture, ancor oggi molto apprezzate, soprattutto dagli anziani. (gi.pa.)

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