Si finge uno “007” dei carabinieri per sedurre la preda

Si chiama Fabio Strain, 56 anni. Una grande, incommensurabile passione per i carabinieri. Al punto di utilizzare il fascino e il prestigio di un’appartenenza all’Arma, solo presunta, per riuscire a conquistare una donna. Al punto di riuscire a farla innamorare raccontandole di appartenere ai servizi segreti, proprio dei carabinieri. Per dimostrare il suo ruolo operativo ha addirittura corretto la tessera appartenente a un alto ufficiale e si è, come dire, autonominato colonnello.
Ora si trova nei guai perché - dopo che la relazione si è interrotta - la donna si è rivolta ai veri carabinieri. Che non ci hanno messo molto per capire che quella messa a segno da Strain altro non era che una sorta di truffa, anche se questa volta di tipo “sentimentale”. Perché il finto colonnello dell’Arma ha utilizzato appunto il fascino della divisa per convincere la donna a cedere alle sue attenzioni. In effetti, sul piano pratico, la sua azione non è stata troppo diversa da quella che ogni tanto viene messa a segno dai truffatori che utilizzano questo sistema per portare via i soldi a qualche anziana. Ma Fabio Strain aveva puntato ad altro.
L’accusa formulata dal pm Antonio Miggiani è quella di sostituzione di persona ed è quella con la quale comparirà a giudizio il prossimo 19 dicembre per essere processato con rito abbreviato. L’altra accusa, quella di stalking, della quale in un primo momento era stato accusato, è stata nel frattempo archiviata. È difeso dall’avvocato Roberto Corbo. La vittima, che si è costituita parte civile, è assistita dall’avvocato Antonella Mazzone.
La vicenda è emersa nel mese di ottobre del 2014 quando la donna, che da tempo aveva in corso una relazione sentimentale con il finto colonnello, è andata dai carabinieri di via Hermet e a uno stupito maresciallo ha raccontato quello che le era successo dopo aver spiegato di aver saputo casualmente della reale identità del suo amico. «Mi aveva confidato - ha denunciato la donna - di essere un carabiniere in abiti civili appartenente ai servizi segreti, riferendomi di mantenere il più assoluto riserbo in quanto aveva svolto operazioni sotto copertura a livello internazionale con un’unità speciale antiterrorismo. Per convincermi mi ha mostrato degli adesivi attaccati al vetro della sua Nissan Patrol di colore blu e una placca che lo identificava quale appartenente alla Benemerita. Ero rimasta colpita dal personaggio...».
Si può facilmente immaginare cosa poi è successo. Dopo qualche giorno i carabinieri hanno suonato il campanello della casa del sedicente colonnello dei reparti speciali. Nella perquisizione sono state rinvenute due placche metalliche prive di matricola e una foto raffigurante tre ufficiali sulla quale Strain aveva effettuato un fotomontaggio sostituendo un volto con il suo.
E poi sono stati trovati altri stemmi - alcuni anche dell’Associazione nazionale carabinieri - che, secondo gli stessi militari, avevano contribuito a indurre in errore la donna circa lo status del suo partner avvalorando la bugia in merito all’appartenenza dell’indagato ai presunti reparti speciali». Da qui la segnalazione alla Procura e ora il processo.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo