Si perde sul Matajur, lo salvano

Aver telefonato tempestivamente per dare l’allarme. E aver seguito scrupolosamente le istruzioni del Corpo nazionale del soccorso alpino e speleologico di Gemona.
Grazie a ciò, possiamo parlare oggi di una disavventura a lieto fine per un escursionista ventisettenne di Gorizia. Che a causa del maltempo si è perso sul monte Matajur ma è stato individuato dai soccorritori e portato in salvo. Purtroppo, non sono state messe a disposizione nè le generalità, nè le iniziali del protagonista.
I fatti. Il giovane era partito in solitaria nel pomeriggio di martedì, «disattendendo le nostre raccomandazioni», fa sapere il soccorso alpino. Sembrava, infatti, che il tempo stesse migliorando ma poi le perturbazioni annunciate sono diventate realtà. Il ventisettenne ha raggiunto l’area del rifugio Pelizzo, quindi con le ciaspole ai piedi si è diretto verso la cima, a quota 1.600 metri. All’improvviso, le condizioni climatiche sono peggiorate: è calata una nebbia fittissima e ha iniziato a soffiare un vento molto forte. Le raffiche, sollevando la neve, hanno fatto sì che venissero ricoperte tutte le tracce di salita. Il giovane, ormai disorientato, ha tentato di chiamare i soccorsi ma in quel punto il cellulare non aveva rete. La fortuna ha voluto che riuscisse ad individuare il sentiero: invece di scendere, ha ripreso la marcia verso la vetta ma era ormai scuro e faceva molto freddo. «Raggiunta la cima, in un punto in cui, normalmente, non è possibile telefonare perché non c’è copertura - raccontano gli operatori del Soccorso alpino -, il ragazzo è riuscito ad allertarci. “Stai fermo lì e non allontanarti. Ti veniamo a prendere”, è stato il nostro fermo invito. Non sempre, chi si ritrova in queste condizioni ascolta i nostri suggerimenti. Lui l’ha fatto e questo è stato fondamentale».
Non è stata una passeggiata. Gli uomini del Corpo nazionale del soccorso alpino e speleologico di Gemona e della locale Guardia di finanza lo hanno raggiunto a piedi due ore dopo. Alle 23 l’incontro. Il goriziano era infreddolito ma salvo vicino alla chiesetta sulla cima del Matajur. «Temevamo potesse aver accusato un inizio di ipotermia - raccontano i soccorritori -. Invece, era in buone condizioni. Peraltro, si era portato via tre giacconi che sono stati importantissimi per difendersi dal freddo polare». Il goriziano, che viene descritto come un “tipo atletico e allenato”, pare non avesse mai affrontato il Matajur d’inverno, «soltanto d’estate l’aveva fatto. Ma le condizioni sono, chiaramente, del tutto diverse».
Il ventisettenne ha fatto rientro a piedi assieme ai soccorritori. Per scendere da lassù sono state necessarie altre due ore. «All’1.30 - racconta il coordinatore dei soccorritori - siamo rincasati. È stata una faticaccia ma è andata bene così. È stato importante riuscire ad individuarlo tempestivamente: non so, francamente, cosa sarebbe potuto succedere se il goriziano fosse rimasto all’adiaccio per tutta la notte».
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