Si sblocca il “caso Malabotta” Opere in mostra al Revoltella

Una delibera della giunta mette fine all’impasse e rende effettiva la donazione Dal 9 giugno al 20 agosto i quadri saranno esposti al quinto piano del museo
Di Massimo Greco

«Finalmente. Abbiamo perso incresciosamente più di venti mesi, speriamo almeno che la città gradisca questo gesto». La vicenda della donazione Malabotta sembra aver imboccato la strada maestra, dopo molte impreviste curve. Donna Franca, vedova del munifico notaio collezionista e critico d’arte, sia pure con una punta di polemico rammarico, ne è soddisfatta.

A sbloccare l’incredibile impasse che durava dal 23 luglio 2015, cioè da quando la giunta Cosolini accettò in dono da Franca Malabotta 21 opere d’arte (6 dipinti, 8 disegni, 7 composizioni fotografiche), è intervenuta una nuova delibera dell’esecutivo municipale, stavolta guidato da Roberto Dipiazza. Delibera che rimedia e recupera una gaffe clamorosa, le cui responsabilità non hanno un colore politico specifico, ma odorano di incomprensibile insipienza.

Riepilogando: dall’estate 2015 il Comune nulla fece per rispettare alcune condizioni previste nell’atto di donazione, rogato dal vicesegretario generale Fabio Lorenzut. In particolare: il Municipio non provvide a catalogare e a esporre le opere donate, che recano le firme illustri di Arturo Nathan, Vittorio Bolaffio, Giorgio Carmelich, Arturo Fittke, Adolfo Levier, Mario Lannes. Per un valore stimato di circa 350 mila euro. Un bel regalo in un’epoca in cui benefattori e filantropi non fanno a gomitate per lasciare qualcosa alle pubbliche istituzioni.

Ma a gennaio, dopo diciassette mesi di oblìo, Franca Malabotta perse la pazienza e denunziò pubblicamente la “dimenticanza”, minacciando di ritirare la donazione: l’assessore alla Cultura, Giorgio Rossi prese atto della figuraccia (di cui, per la verità, era il meno colpevole), andò a trovare donna Franca e garantì una soluzione.

Soluzione che viene codificata dalla delibera numero 140, approvata dalla giunta il 13 aprile, Giovedì santo. Il Comune - recita il testo - non è stato in grado di adempiere nei tempi stabiliti ad alcuni oneri indicati nella donazione e l’atto non adottato pone l’amministrazione nella condizione di subire un danno «certo e grave al patrimonio dell’ente». Per fortuna Franca Malabotta non revoca la liberalità ma chiede alcune modifiche all’atto risalente al 2015. Risultato finale: le opere andranno catalogate e digitalizzate entro due mesi, andranno esposte al quinto piano del Revoltella nell’ambito di una mostra espressamente allestita dal 9 giugno al 20 agosto prossimi venturi; verrà redatto un catalogo, a cura di Susanna Gregorat, che dovrà essere stampato da editori specializzati (l’invito sarà spedito a Lineadacqua, Scripta, Zel, Skirà, Electa, Marsilio); a fine mostra, in usufrutto vitalizio, saranno riconsegnati a Franca Malabotta quattro dipinti (un Levier, un Nathan, un Bolaffio, un Carmelich).

Le altre 17 opere - prevede la delibera portata dallo stesso Rossi - entreranno subito nella collezione del Revoltella, una volta terminata la mostra. Ancora: quando il Revoltella avrà definitiva proprietà di tutte le opere, saranno esposti in maniera permanente “La cinesina” di Bolaffio e “Solitudine” di Nathan. Anche uno dei due ritratti di Manlio Malabotta - dipinti da Levier e da Lannes - andranno esposti. Fiduciario dell’operazione, per donna Franca, sarà Enrico Lucchese, storico dell’arte alla Iulm milanese, che ha il compito di seguire il corretto adempimento degli oneri in capo al Comune. Le spese - assicurazioni, trasporti, eventuali restauri, catalogo, sono coperte dall’amministrazione comunale. Soddisfazione per l’happy end è stata manifestata dal consigliere “dem” Giovanni Barbo.

A proposito di polizze assicurative, una determina dell’Area educazione-università-ricerca-cultura-sport ha affidato, con un impegno di spesa di 400 euro, la copertura della mostra all’agenzia Udine Duomo delle Generali, avendo ritenuto «congruo» il preventivo fornito.

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