«Siamo stufi: quindici giorni di stordimento»

STARANZANO. Archiviata la “Sagra de le ràze 2016” resta la coda delle proteste. Quelle di un gruppo di residenti del centro storico di Staranzano, attorno al municipio, per i quali rimbomba ancora l’eco dei decibel. «Un senso di stordimento, stanchezza e impotenza - lamentano i residenti -. Volumi alti e musica monotona, ripetitiva per ore e ore, distruggono il sistema nervoso». Non ne possono più i residenti, che chiamano in causa l’organizzazione logistica della festa, «tutta concentrata in centro storico», riproponendo, com’era in passato, una location dislocata in più zone, spalmando e quindi diluendo l’impatto acustico. I residenti osservano: «Passi per il palco in piazza Dante, per le attività musicali delle altre zone delle festa, ma la discoteca fatta all’ingresso della Biblioteca fa musica dai bassi e dai ritmi intolleranti». Che fare? «Inutili - continuano - sono stati i colloqui con amministratori vari per spostare almeno la parte più disturbante verso le aree dei campi sportivi. L’Arpa - ricordano i residenti - in passato ha registrato livelli sonori “da reato!”. E l’amministrazione, che ancora oggi non ha un Piano di Classificazione Acustico Comunale, in barba ai dettami di legge e alle deroghe per alzare i volumi, permette chi gestisce gli amplificatori a fare ciò che vuole fino alla una di notte». Il gruppo di residenti denuncia «crepe sui muri, tegole che scendono per le forti vibrazioni. Molti vivono chiusi in casa, con tappi alle orecchie e sonniferi». Si sentono inascoltati: «Siamo di fronte a un muro di gomma».
«Siamo stanchi - continuano -. Non si dorme con una massa di persone che per 15 giorni si riversa in un piccolo centro, a ridosso delle vecchie case certamente non costruite nei primi ’900 con criteri antiacustici. Urla e gli schiamazzi fino alle 5 del mattino di ubriachi e giovani vandali. Caos anche quando si prepara e si smontano le strutture, tra fragori di materiali spostati, divieti e restrizioni varie. Il tutto costringe qualcuno a trasferirsi in albergo durante queste grosse manifestazioni, altri dormono dai parenti e diversi pensano ad andarsene!». E dopo la festa «è lo scompiglio nell’area Stalle Rosse, non recintata e che dà asilo agli irriducibili della sbornia e delle liti. Stupisce che, fino a ore piccole, ci siano centinaia di 14/16 cenni che urlano, si ubriacano e insultano, bivaccando attorno alla canonica e alla chiesa di Staranzano ed espletando in loco i propri bisogni corporali». I residenti insistono sulla delocalizzazione: «Chi organizza è convinto che non facendo più la festa in centro si perderebbero i ricavi: nulla di più errato. Mantenere la parte della Sagra tradizionale in centro, ma spostare in molti altri luoghi del paese per le manifestazioni più rumorose sarebbe opportuno. Accadeva in passato, al Mulino del paese (ora sede della Bcc), poi al vecchio campo sportivo di via Venezia, poi nell’area delle feste di Dobbia. Nulla vieta di interessare altre aree paesane, diminuendo il peso dell’evento, sempre sugli stessi, anno dopo anno».
I residenti incalzano. «Le attività che i bar svolgono tutto l’anno (gioco delle carte, happy hours, piano bar, karaoke e quant’altro, con musica di accompagnamento, gravitano sempre sui residenti del centro storico: nel raggio di un chilometro dalla chiesa ce ne sono almeno sette. E le nuove realizzazioni e ristrutturazioni di abitazioni in tale zona ha raddoppiato le presenze, riducendo i parcheggi e il movimento dei veicoli è raddoppiato. Il centro storico del paese di Staranzano, e parliamo delle case attorno al Bobolar e alla sede comunale, è sempre più congestionato e rumoroso». Il gruppo di residenti conclude: «Chi amministra e chi organizza dovrebbe pensare anche a questi cittadini, trovando soluzioni valide alternative».
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