Sigarette “Cleopatra” dall’Albania, assalto clandestino al mercato egizio

Sono prodotte a Librazhd. La fabbrica dà lavoro a 50 operai. Contratto con una società delle Isole Vergini britannche

TIRANA Gli albanesi hanno rapito Cleopatra. No, non si tratta della famosa regina egiziana che fece innamorare Giulio Cesare, ma della ben più prosaica marca di sigarette che porta il suo nome. Come ben più “normale” è la storia che la caratterizza. Una storia di contrabbando e di società collocate in paradisi fiscali e gestite da persone alquanto sospette.

Tutto inizia nella cittadina di Librazhd in Albania dove una fabbrica di sigarette dà lavoro a una cinquantina di persone. È la Albania Tabak che nel 2014 ha prodotto 22 milioni di sigarette. Le autorità doganali britanniche hanno monitorato la produzione di Librazhd e l’hanno contrassegnata come contraffatta. Un’indagine penale albanese nel 2015 ha interrotto la produzione per un anno con il caso che è stato poi “messo in attesa” delle informazioni dall’estero.

Albania Tabak, come spiega Balkan Investigative Reporting Network (Birn), ha quindi firmato un accordo nel 2017 con la società delle Isole Vergini britanniche Eques Holding Group per produrre fino a 175 mila confezioni all’anno. La procura albanese ha ora riaperto il caso. Tra coloro che beneficiano della fiorente attività di Librazhd c’è anche la moglie di un potente politico albanese del Partito socialista del premier Edi Rama che però insiste sulla propria estraneità ai fatti. La fabbrica è stata acquistata nel dicembre 2010 dalla famiglia Jashari. Il padre Ilir la comprò per 3 milioni di euro prima di trasferire la proprietà alla mogie e al figlio. Ilir venne condannato in Italia nel 2010 per traffico di droga a 15 anni di carcere, pena che ha iniziato a scontare nel 2014. Nel 2016 è stato trasferito in una carcere albanese e nel 2017 è stato rilasciato.

Il direttore della fabbrica, Servet Dauti ha dichiarato che tutto avviene in linea con la legge albanese e quel che succede quando le sigarette lasciano il Paese non è affar suo. Il sindaco di Librazhd, Kastriot Gura è contento: «La società paga le tasse e dà lavoro ai nostri concittadini». Il prodotto albanese viene poi contrabbandato in Egitto, dove viene venduto a 1 dollaro il pacchetto (la Eques Holding Group paga 0,014 centesimi di euro alla Albania Tabak a pacchetto), attraverso la Libia vero Paese del bengodi per la criminalità dopo la caduta di Gheddafi.

La marca di sigarette egiziana n°1, Cleopatra, nacque nel 1961 quando il sovrano egiziano Gamal Abdel Nasser chiese una versione locale del marchio americano Kent contrabbandato che gli piaceva fumare. Creata dalla secolare Eastern Company Sae, Cleopatra è oggi una delle sigarette più fumate del Nord Africa e una delle più vendute a livello globale.

Ma non c’è solo la pista albanese del contrabbando delle bionde Cleopatra, c’è anche quella montenegrina come confermato dalle indagini delle autorità egiziane, britanniche e dell’Unione europea alla quale peraltro il Montenegro, 620 mila anime, è in via di adesione. Secondo i risultati dell'inchiesta Birn/Arij, il Cairo, Londra e l'ufficio antifrode dell'Ue, l'Olaf, la vera e propria alluvione di sigarette contraffatte che ha colpito l’Egitto proviene dal Duvanski Kombinat Podgorica, Dkp, incanalata verso contrabbandieri libici che li distribuisce illegalmente in tutto il Nord Africa.

Questa storia rivela un cast insolito di personaggi per lo più greci dietro l'operazione di "contraffazione", tra cui un uomo che ha ospitato il presidente montenegrino Milo Djukanović nel suo ristorante di Atene in più di un'occasione.

La compagnia egiziana che produce il marchio Cleopatra, secondo un rapporto visto da Birn/Arij, ha stimato che la proporzione di sigarette di contrabbando sul mercato egiziano era salito da meno dell'1% nel 2010 al 20% nel 2012 e che, di conseguenza, il lo stato egiziano aveva perso oltre 100 milioni di euro in tasse non riscosse. —


 

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