Sigilli alla sala scommesse “fantasma”

Nessuna licenza. Nessuna concessione. Una sala scommesse “fantasma” in centro città è stata sequestrata: la “My duble d Bet” di via Vidali 6. E la titolare è stata denunciata: Debora Padovan, 39 anni, accusata di scommesse clandestine.
I sigilli sono stati messi dagli agenti della Polizia. E il blitz è stato disposto dal pm Pietro Montrone, il magistrato titolare delle indagini, secondo il quale la trentanovenne ha organizzato un’attività illegale finalizzata a raccogliere scommesse in denaro su eventi sportivi: partite di calcio di campionati di varie nazioni europee, ma non solo. Le scommesse “fuorilegge” venivano effettuate tramite postazioni telematiche in nome e per conto di una società a sua volta priva della concessione necessaria: la “Stanley Malta Limited”.
Il gip Giorgio Nicoli ha così disposto il sequestro preventivo dei beni strumentali, vale a dire computer e stampanti, ma anche delle pubblicazioni sportive con l’elenco degli avvenimenti oggetto di scommesse nonché delle ricevute di operazioni effettuate via internet.
L’indagine è scattata qualche mese fa dopo una serie di segnalazioni giunte alla polizia e anche in seguito a precisi rapporti inviati dall’Agenzia delle dogane e dai Monopoli di Stato. Dai primi accertamenti è emerso che la sala scommesse, aperta due anni fa e gestita da Padovan, raccoglieva le giocate per conto della società anglomaltese “Stanleybet” con la quale aveva stipulato un contratto di ricevitoria nel 2013.
Per ogni giocata, dopo aver riscosso il denaro dagli scommettitori, venivano rilasciate le ricevute. Ma la “My duble d Bet” gestiva anche i cosiddetti conti di gioco personali dei clienti. Un’attività a tutto campo svolta tuttavia, come emerso dalle indagini, senza alcuna concessione da parte dei Monopoli di Stato.
Non solo. Nel provvedimento di sequestro il gip Nicoli osserva che l’imprenditrice non ha mai chiesto né tantomeno ottenuto l’autorizzazione prevista dal testo unico di pubblica sicurezza. E aggiunge che nemmeno la società anglomaltese ha mai regolarizzato la sua posizione aderendo ai bandi relativi all’assegnazione delle concessioni. Insomma, una sala scommesse “fantasma” che agiva alla luce del sole, con tanto di insegne e depliant pubblicitari, nonostante fosse sconosciuta all’autorità di pubblica sicurezza, ai Monopoli di Stato e all’Agenzia delle Dogane.
Il quadro si completa con i guai della “Stanleybet” ovvero del colosso privato con la quale era in affari la sala di via Vidali: il proprietario Giovanni Garrisi, 66 anni, è finito infatti nel mirino della procura di Roma nel giugno dello scorso anno, assieme ad altri undici manager della società. L’accusa è quella di associazione per delinquere per «esercitare (in Italia) l’attività illegale di giochi e scommesse in assenza di qualsiasi titolo concessorio e in totale evasione di imposta», avvalendosi di una «stabile organizzazione occulta di persone e mezzi», articolata sul territorio con gli ormai famosi Centri di trasmissione dati (come quello di Trieste) che raccolgono le puntate e le piazzano online.
La casa “madre”, la “Stanley International Betting Limited” che fa capo a Garrisi, ha sede a Liverpool ma conta duemila agenzie scommesse sparse per l’Europa. Almeno un centinaio si trovano in Italia: «I Centri di trasmissione dati - hanno scritto i due pm che seguono l’inchiesta romana ovvero Margherita Pinto e Valentina Margio - sono formalmente dipendenti da un’altra società, la “Stanleybet Malta Limited”». La sede, è, appunto a Malta dove c’è un signore, Vondy James Edward, che ne è il legale rappresentante ma, al tempo stesso, è uomo «riconducibile con un rapporto di dipendenza funzionale al gruppo di Garrisi». Il meccanismo messo in piedi da “Stanleybet” per evadere le tasse italiane sul gioco, sostiene la procura capitolina, si baserebbe dunque su questa doppia “paternità” dei Centri di trasmissione dati.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo