Signorelli via dal Dsm: «Pensione indesiderata»

Un anno di sostituzione al vertice, nessuna riconferma. Il candidato è Roberto Mezzina

Aveva da tempo chiesto di prolungare la sua permanenza in servizio, aveva ottenuto il diritto di lavorare nella sanità fino al 2018, e invece Assunta Signorelli, la psichiatra attualmente direttore “facente funzioni” del Dipartimento di salute mentale (diventata tale in un fuoco artificiale di polemiche scatenate dall’ex direttore Giuseppe Dell’Acqua) prima della fine di febbraio se ne andrà. Andrà in pensione anche se non vuole. Ufficiosamente è già noto che a dirigere il Dsm, dopo Basaglia sempre preservato in mano a “basagliani” diretti, sarà chiamato in via definitiva Roberto Mezzina, a capo del Centro di salute mentale di Barcola, e già una prima volta “direttore facente funzioni”, all’indomani del pensionamento di Dell’Acqua.

Un pasticcio? Il fatto si stratifica. In primo luogo nessun concorso mai è stato bandito dopo il pensionamento del direttore titolare, anche perché la Regione (con la Giunta Tondo di centrodestra) aveva già varato una riforma che prevedeva molti accorpamenti sul territorio, tra cui l’unificazione del Dsm di Trieste e di Gorizia. Riforma che sarebbe dovuta partire questo gennaio, e che la nuova Giunta di centrosinistra (Serracchiani) ha cancellato, promettendo una riforma diversa per fine anno, di cui non si conoscono ancora i contenuti. Nel frattempo son rimasti, al Dsm come altrove, dei “facenti funzione”, che non possono restare in plancia più di un anno. Scaduto l’anno di Mezzina, era arrivato l’anno di Signorelli, che scade a febbraio. Saputo che non sarebbe stata confermata, l’energica “direttora” ha ottenuto di andarsene per davvero, in pensione. Non parla e non fa polemiche, non commenta e non appare, trincerata per ora dietro un «rispetto delle istituzioni, di cui faccio - dice - ancora parte».

Ma l’amarezza che si percepisce è più che profonda, Signorelli (allieva di Basaglia come tutti i suoi predecessori) è stata già attaccata da Dell’Acqua che al momento della sua nomina come direttore l’aveva definita “collaborazionista” di una gestione di regionale di centrodestra, accusata di aver “devastato” la psichiatria triestina. Signorelli si era inalberata: «La rivoluzione basagliana, come quella francese, l’hanno fatta in tanti, non è di uno solo, questa città trita tutto e tutti». Formatasi con Basaglia a Parma, direttore del Centro donna a Trieste, poi dirigente di servizi psichiatrici a Caserta, a Paola, a Siena, e quindi responsabile al Maggiore del Servizio di diagnosi e cura, Signorelli si era difesa dicendo: «Mi attaccano perché sono donna». (g. z.)

Riproduzione riservata © Il Piccolo