S’incatenano per disperazione quattro operai della Sertubi

Massimiliano De Simone ha 44 anni e una figlia di 12 che vive a 900 chilometri. Se vuole prendere un treno deve farsi prestare un po’ di euro. Sergio Fior di anni ne ha 54. Una figlia a carico, pure lui. Tra affitto e bollette resta ben poco. Bruno Primitivo ne ha 51, è il capofamiglia di quattro. Alessandro Spagnoletto è il più giovane: 36 anni. Separato con figli. In comune hanno un posto di lavoro (in Sertubi) che sta sfumando, e una busta paga che, finché c’è, non fa più neanche ridere per non piangere, ma solo piangere: il più ricco dei quattro questo mese ha preso 886 euro, frutto di tre settimane di cassa integrazione e una di lavoro in fabbrica. Ma c’è chi - un quinto collega che li assiste nella protesta - esibisce un estratto conto con un bonifico mensile di 372 euro. «E ne ho 450 di mutuo...».
Ieri pomeriggio De Simone, Fior, Primitivo e Spagnoletto hanno preso catenacci e lucchetti e si sono incatenati. I primi due - che hanno deciso di iniziare uno sciopero della fame - in tuta da lavoro ancorati al container di presidio in piazza della Borsa. Gli altri due in borghese sotto il Municipio, il simbolo di un potere cui implorano una svolta che non arriva. Una svolta di nome «risposte»,«lavoro», o come minimo la certezza (che oggi non c’è ancora) della cassa integrazione straordinaria dal primo di dicembre. Una svolta che se non arriva li terrà incatenati lì, come stanotte. Tre di loro erano già sui tetti dello stabilimento, nei giorni coincisi con la sentenza di 148 esuberi. «Non siamo esibizionisti, lo facciamo per noi e i colleghi, e per una città e una classe politica che non reagiscono, finora solo parole ma fatti zero, anzi sottozero», masticano amarissimo. La cronaca del pomeriggio dice che il blitz si consuma tra le 15.30 (in piazza della Borsa) e le 17 (in piazza Unità). In zona si fiondano i segretari Fim e Uilm Umberto Salvaneschi e Franco Palman. Poi ecco i consiglieri Marino Andolina e Roberto Decarli. Scende l’assessore Fabio Omero. Più che portare solidarietà non sa che fare: «Si sentono presi in giro dagli indiani, li capisco. Anche la città si sente presa in giro, ha fatto di tutto per agevolare il loro arrivo». «Questa - fa eco Palman - è l’occasione per un ulteriore appello alla città. Invitiamo i lavoratori di tutte le aziende cittadine in crisi ad affiancare i colleghi della Sertubi. E un invito alla responsabilità lo facciamo anche alla Regione affinché faccia subito un tavolo di crisi con i ministeri delle Attività produttive e del Lavoro». Di altri cenni da politica e istituzioni non se ne ha notizia. A parte uno. Significativo. In serata - fanno sapere i sindacati - il neoprefetto Francesca Adelaide Garufi comunica di essersi attivata con un «telegramma» a Roma, al Governo, per tentare di prendere per le corna il toro Sertubi. Intanto i quattro irriducibili s’attrezzano per la notte. Un sacco a pelo e un panino, ma solo per i due di piazza Unità.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo