La sinfonia dei fili intrecciati da Flavia, ultima custode dell’arte del telaio a Gorizia

Nel suo negozio in via Rastello l’artigiana realizza con gesti antichi tappeti, sciarpe e stole. E per le tinte attinge a ciò che offre la natura

Licia Dodero
Flavia Turel al telaio
Flavia Turel al telaio

Se ogni meta riserva una sorpresa, in quel percorrere l’antica via Rastello, custode di valori e tradizioni, può accadere di tornare indietro nel tempo. Passo dopo passo, dietro le vetrine delle botteghe, s’intravedono figure fuori dall’ordinario che tramandano e rinnovano con fierezza antichi mestieri di un passato lontano. Giunti al numero 89 e varcando la porta d’ingresso del negozio Concept Store R89, i visitatori vengono accolti con gentilezza da Flavia Turel, unica artigiana in città che porta avanti la professione di tessitrice.

L’arte della tessitura

Per Flavia è un autentico orgoglio dare il via alla sua creatività con l’arte della tessitura, una delle forme più antiche di lavoro domestico. Oggi, questa pratica che ha attraversato secoli, intrecciando storie, culture e tradizioni per mezzo di fili e trame, viene promossa e valorizzata dall’Associazione culturale “Noi dell’Arte”, fondata nel 2010 da Flavia insieme alla textile designer Antonella Pizzolongo. Così, quando ricorda il suo primo approccio con il telaio, Flavia sorride all’istante e le si illuminano gli occhi: «Nel ’78, decisi di iscrivermi alla Scuola d’arte Max Fabiani – racconta –, e tra i vari indirizzi scelsi “Arte del tessuto” perché era quello più vicino alle mie personali inclinazioni. Eravamo sette studentesse e, quando per la prima volta si aprì la porta del laboratorio, ci sembrò di essere catapultate in un mondo straordinario, proprio come Alice nel paese delle meraviglie. Davanti ai nostri occhi c’erano sei grandi telai, disposti con cura e pronti per essere utilizzati».

Il telaio un tappeto volante

Alcune delle sue creazioni
Alcune delle sue creazioni

Da quel momento, il telaio divenne per Flavia una sorta di tappeto volante sul quale forgiare talento e fantasia: «Mi misi subito all’opera sotto la guida del professor Paolo Napolitano – rammenta la tessitrice – verso il quale conservo una gratitudine profonda. Il mio lavoro d’esordio fu una stoffa bianca e blu che costituiva l’armatura di un tessuto per cuscini».

Dopo aver terminato gli studi, Flavia affina la tecnica frequentando un corso di tessitura base a Milano, con la rinomata artista tessile e designer Paola Besana. Appena acquisita nuova esperienza, insieme a due collaboratori, l’artigiana avvia e guida dal 2001 al 2008 la cooperativa Sahri, adibita alla creazione di abiti, facendo il primo passo concreto verso il suo sogno professionale. «Poiché non possedevo ancora un telaio - commenta -, avevo iniziato l’attività con la macchina per maglieria Brother, creando maglie, gonne e cappotti che prendevano forma sotto le mie mani. Lavoravamo dando vita ai vestiti di scena per l’associazione di Gorizia “Collettivo Terzo Teatro”, guidata con grande maestria da Mauro Fontanini, e non solo, perché collaboravamo anche per il prestigioso “Mittelfest” di Cividale del Friuli. Ho avuto poi l’onore di partecipare come aiuto sarta sul set del film “Apnea”, con la regia di Roberto Dordit e con Claudio Santamaria, persona incredibilmente disponibile e genuina, nel ruolo di giornalista sportivo. Ho partecipato ad ogni fase delle riprese, pronta a intervenire con la mia macchina da cucire Singer sempre appresso». La cura del dettaglio diveniva un elemento essenziale per Flavia: «Capitava che le scene venissero riprese più volte – ricorda –, e dunque dovevo tenere a mente come era vestito l’attore anche una settimana prima. E in quel periodo non c’erano i cellulari con cui fare foto al volo».

La prima sfida

A questo punto, l’esperta artigiana, con passo felpato, si avvia verso il suo prezioso primo telaio, poggiato con accurata precisione all’estremità del lungo tavolo in noce scura. «Questo è il cosiddetto telaio a pettine liccio – spiega –, nei licci scorrono i fili dell’ordito, in questo caso di lana, mentre il pettine avvicina i fili della trama in lana kid mohair, man mano che si tesse, formando infine il tessuto».

Come un pianista lascia scivolare le dita sui tasti componendo le sue melodie, così la tessitrice con un’antica danza delle mani guida il suo telaio in un tradizionale rituale. Ogni movimento è preciso, quasi musicale, ogni filo colorato che intreccia è come una nota. Il suo strumento produce una calda e avvolgente sciarpa dai toni accesi del blu e del viola; il risultato è un capolavoro che unisce musica, danza e arte. «Ogni tessuto va sempre progettato prima, perché in base al tipo di filato a disposizione: cashmere, seta o lino, dipenderà l’oggetto che si vuole realizzare», precisa la tessitrice mentre seleziona scialli, raffinate pochette, borse, cravatte, papillon, ognuno frutto di una minuziosa lavorazione al telaio.

Appassionata di eco fashion

Appassionata di eco fashion, Flavia si è specializzata anche nelle tecniche di tintura naturale, eco printing e nei mille usi del feltro. L’estro artistico che scorre tra le mani dell’artigiana è un fiume di colori nell’individuazione di certe tinte, come in un elegante tappeto, dove l’ordito di cotone s’intreccia con una trama più spessa di lana, creando una texture grintosa: «Avevo tinto il filato di lana col mallo di noce – rivela la tessitrice –, utilizzando le noci verdi che avevo raccolto il giorno di San Giovanni. Come in una ricetta di pasticcio, alternavo strati di noci tritate e lana, coprendo tutto con acqua calda e un telo nero sotto il sole per un paio di giorni. La magia delle noci è nel tannino, che permette di fissare la tinta senza mordenzare. Il risultato? Un colore marmorizzato dove le sfumature del marrone e del grigio sono spettacolari». Mostrando poi un foulard di seta e chiffon impreziosito da foglie stampate con la tecnica dell’ecoprint, Flavia rinnova le parole della maestra Michela Pasini: «È sempre Natale ogni volta che srotoli il tuo fascio di tessuto, perché non sai mai cosa troverai». —

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