Sior Anzoleto Postier frusta la “magnadora” e infiamma la piazza

Dito puntato sulla mancata acquisizione del patrimonio librario di Semola e sulla casa di riposo incompiuta
Di Laura Blasich
Bonaventura Monfalcone-04.03.2014 Cantada-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-04.03.2014 Cantada-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura

Orlando Manfrini sarà ancora Sior Anzoleto Postier, un ruolo che l'ha visto protagonista per cinquant'anni, festeggiati ieri con tanto di torta e candeline assieme ai cinquemila radunati in piazza della Repubblica per sentirgli interpretare ancora una volta il Testamento. Proprio alla piazza Manfrini ha annunciato che non lascerà, conquistandosi un grandissimo applauso. «Dove saver che no son tanto giovane - ha detto - e pensavo de lassar el testimone a un altro Sior Anzoleto. Ma, come dice il Papa: pregate per me, perché, se non crepo, el prossimo anno sarò qua a metter ancora el dito sulla piaga». Come, immancabilmente, Sior Anzoleto ha fatto anche ieri, dopo aver un ingresso trionfale in piazza, assiso, assieme alla "sposa", Elisabetta Pascolat, e al notaio Toio Gratariol, alias Carlo Blasini, sul grande trono realizzato per l'occasione dalla Compagnia del Carro di Staranzano. Incurante delle accuse di razzismo raccolte lo scorso anno, il Testamento, scritto sempre da Livio Glavich, è rimasto politicamente scorretto, ma, di fondo, interprete di un sentire più diffuso di quel che la politica potrebbe pensare. A confermarlo gli applausi ricevuti ieri dalla piazza.

E così l'incipit è tutto dedicato alla polemica per eccellenza del 2013, innescata dall'uso di un tombino di via Duca d'Aosta come servizi igienici di emergenza da una coppia originaria del Bangladesh per il loro bambino. «No volarie che tra un poc, par vignirghe incontro, no i mete tunbini fati a forma de bucal - ha declamato Sior Anzoleto dal palco in piazza -. Perché xe anorun che no xe quei che riva a inparar le nostre usanze, ma semo noi che soportemo le sue, e guai dirghelo a la truppa del rudere qua drio, te pol ris’ciar che i se incaze e i te ciape par un razista».

Il riferimento alle critiche ricevute dal Testamento 2013, che pure non risparmiava battute sui "nuovi monfalconesi", non è rimasto tra le righe ieri. Come nemmeno il giudizio piuttosto netto sulla Monfalcone di oggi, ritenuta in preda al degrado, sociale e ambientale. «E dir che ve dit che’l cumun se inpegna al massimo pa’l zentenario de’la Grande guera - ha tuonato Sior Anzoleto -. E dopo no fe gnente par quela che vemo qua ogni zorno! Des capisso parché xe zente che cuntinua vignir a Mofalcon, anca se qua vemo l’aria de carbon, al mar de memele, strade che no digo, i se da cortelade, i se copa, i ladra par tut... Zente disemose la verità, i vien qua parché tute ste robe, qua se le pol far!».

Nella fotografia del 2013 sono finiti poi l'Imu e le difficoltà degli anziani, l'invasione di negozi cinesi ed etnici, che hanno trasformato "vina Sant'Ambrogio in una meta esotica”. Senza scordare la piazza a pezzi e il tombolone del sindaco Silvia Altran, ieri ai piedi del palco assieme al vicesindaco Omar Greco e all'assessore alla Cultura Paola Benes, vestita da brasiliana e finita nel mirino per la mancata acquisizione del fondo librario Semola. Oltre alla questione del futuro della centrale termoelettrica e i soldi spesi per le Terme romane, ancora chiuse.

E così, come da prassi, Sior Anzoleto ai monfalconesi radunati in piazza ieri ha lasciato il terremoto del Patto di stabilità e «al matriarcato comunal, da destra a sinistra comanda lore, i omini i conta meno de le crepe ta i muri», i forconi della piazza e la messa in diretta dal duomo di Sant'Ambrogio, i ladri di biciclette e la Pro loco alle prese con i tagli dei contributi. «E poi ve lasso tutti i véci, e che no i staghe crepar proprio des, neanche mi, che cui varà zento ani i varà de nóu la vècia casa de riposo!", ha proseguito Anzoleto, che in eredità ha lasciato pure i matrimoni gay del presidente della Provincia Gherghetta, ma non solo. «E par ultimo son content de lassarve la squadra del balon, che la xe stada promossa, quela de la pallavolo promossa anca ela - ha concluso tra le risate e gli applausi -, perfin la palacanestro promossa! No ve par che sie una vergogna che sie proprio Monfalcon a essar stada bociada?».

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