Slitta a maggio l’amianto-3 e incombe la prescrizione

Prima conseguenza della carenza di giudici. Al processo 16 imputati di omicidio colposo Sono tutti ex dirigenti dell’Italcantieri. Ben 44 le vittime, tutti ex operai del cantiere
Di Roberto Covaz

«Il processo viene rinviato a maggio allo scopo di una miglior razionalizzazione delle risorse giudiziarie». L’udienza filtro del terzo maxi-processo amianto dura appena 10 minuti. Sono le 12.45 quando, nell’aula 6, finisce prima di cominciare quello che per complessità delle indagini, sfondo sociale, numero di vittime e di imputati dovrebbe essere il processo più complesso da celebrare nel 2016 al Tribunale di Gorizia. Condizionale più che mai d’obbligo perché senza interventi radicali di rafforzamento dell’organico di giudici penali a Gorizia la giustizia è destinata a chiudere.

Terzo processo amianto e quarto giudice. Questa volta tocca a Francesco Ferretti, recentemente cooptato dal presidente Sansone dal civile al penale. Solo che Ferretti non è legittimato a celebrare questo tipo di processo, ovvero un procedimento scaturito dall’udienza preliminare. Sconsolate le pm Valentina Bossi e Laura Collini, che sulle indagini per le centinaia morti a causa dell’esposizione all’amianto hanno investito molto in fatto di risorse, tempo, competenze.

L’obiettivo del Tribunale è di poter riunire il terzo al quarto processo amianto. Il quarto è giunto all’udienza preliminare, già rinviata tre volte a causa di cavilli vari.

Il terzo maxi-processo amianto significa 17 imputati per omicidio colposo. Sono tutti ex presidenti, dirigenti, responsabili dell’Italcantieri, ora Fincantieri. Di questi 17 manca all’appello l’ex presidente Vittorio Fanfani, nel frattempo deceduto.

Le parti offese - tutti operai cantierini morti a causa di mesotelioma, patologia tumorale indiscutibilmente ed esclusivamente originata dall’esposizione all’amianto - sono 44. Solo in 13 casi i congiunti si sono costituiti parte civile. Va ricordato che in sede extragiudiziaria Fincantieri provvede al risarcimento dei parenti delle vittime sulla base di un “listino”. Nei precedenti casi era di circa 100mila euro alla vedova dell’operaio deceduto e 35mila a ogni figlio. Ma stavolta ci sono stati casi di rimborsi molto più consistenti.

Tutti gli imputati - salvo rare eccezioni - sono stati già condannati per omicidio e lesioni colpose nei precedenti due processi, il primo del quale dovrebbe presto approdare in appello.

Gli operai stroncati dall’amianto sono morti dopo sofferenze atroci nell’arco di tempo tra il 2008 e il 2010, ma ci sono casi anche antecedenti.

Gli addetti ai lavori ricordano come in questo caso la prescrizione scatti dal settimo anno e mezzo dopo la data del decesso. In tale arco di tempo il procedimento penale deve aver percorso i tre gradi di giudizio.

Senza tanti giri di parole è assai improbabile che il terzo e quarto processo amianto possa essere celebrato in un arco temporale accettabile. Incombe sia la prescrizione che l’età avanzata di molti degli imputati.

Il Tribunale di Gorizia senza interventi straordinari non è più in grado di funzionare e rischiano di arenarsi processi che toccano questioni di primaria importanza sociale come l’ambiente, la tutela dei lavoratori e la correttezza amministrativa.

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