Slori, quarant’anni di studi sulla minoranza

L’Istituto nato nel ’74, oggi l’unica sede è quella triestina: sette i ricercatori al lavoro su progetti Interreg
Lasorte Trieste 10/10/14 - Scuola Interpreti, Sloveni
Lasorte Trieste 10/10/14 - Scuola Interpreti, Sloveni

Quarant’anni di studi e ricerche e oltre 150 pubblicazioni all’attivo sulla comunità nazionale slovena in Italia, sulle sue prospettive di sviluppo, sulle relazioni con la comunità italiana e con la realtà slovena d’oltreconfine. Lo Slori, l’Istituto sloveno di ricerche, ha festeggiato ieri con una cerimonia nell’aula magna del Narodni Dom il quarantennale dalla fondazione. Correva infatti il 1974 quando, nell’ambito della Conferenza internazionale sulle minoranze organizzata dalla Provincia, fu costituito con atto formale.

«All’epoca – racconta il suo presidente, Milan Bufon - il primo problema era quello di garantire maggiore tutela agli sloveni della provincia di Udine: grazie allo Slori si posero le basi per la nascita della prima scuola privata bilingue a San Pietro al Natisone». All’inizio degli anni Ottanta, sotto la direzione di Darko Bratina, lo Slori visse un periodo d’oro: aprì le filiali di Gorizia, Cividale e Val Canale, un primo nucleo di ricercatori iniziò a lavorare a tempo pieno per l’istituto, s’incrementarono gli studi e le ricerche e le collaborazioni con altre istituzioni. Con la crisi della Jugoslavia, che all’epoca finanziava l’istituto, iniziò però un periodo instabile e solo nel ‘91, con la legge per le aree di confine, e poi nel 2001, con la legge per la tutela della minoranza linguistica slovena, lo Slori vide riconosciuto il suo ruolo e iniziò a ricevere fondi dall’Italia.

Attualmente allo Slori, che sopravvive grazie a circa 300mila euro di finanziamenti annui, di cui l’85% provenienti dall’Italia, sono impiegati nell’unica sede rimasta, quella triestina, sette ricercatori e alcuni collaboratori che lavorano sui progetti Interreg. Uno degli ultimi è Eduka, rivolto alla multiculturalità nelle scuole in Italia e Slovenia. Nell’ultimo decennio la collaborazione dello Slori con la Regione è andata incrementandosi, così come con le altre realtà minoritarie. E mentre la politica discute sull’introduzione dello sloveno in Consiglio comunale («credo che non sia solo un punto di vista simbolico da far valere – commenta a margine della cerimonia Bufon -: dovrebbe essere piuttosto un processo naturale per le aree urbane, così come avviene con il plurilinguismo al Parlamento europeo. Credo valga la pena pensarci su e decidere insieme»), sono sempre di più le famiglie di origine italiana che decidono di iscrivere i propri figli alla scuola slovena, e sempre più numerosi i triestini che studiano lo sloveno.

Alla cerimonia di ieri hanno preso parte vari esponenti istituzionali, dal prefetto Francesca Adelaide Garufi al sindaco Cosolini, dal ministro della Repubblica di Slovenia per gli sloveni nel mondo Gorazd Zmavc all’ambasciatore di Slovenia a Roma Iztok Mirosic.

Giulia Basso

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