Slovenia, coprifuoco proclamato da Janša. Il bomber serbo Jović viola la quarantena

 A Lubiana è polemica sull’imposizione del governo di tenere le serrande su dalle 8 alle 20. Serbia: 4 mesi di emergenza
Militari serbi mentre pattugliano il centro di Belgrado durante il coprifuoco (rtvslo.si)
Militari serbi mentre pattugliano il centro di Belgrado durante il coprifuoco (rtvslo.si)

SARAJEVO. Il cigno nero cala sui Balcani e scoppiano le prime polemiche. Il governo della Slovenia ha deciso che, per evitare pericolosi affollamenti, i negozi di alimentari e i supermercati rimangano aperti da lunedì a sabato dalle 8 alle 20 in modo che le persone possano “diluire” la loro presenza nei punti vendita nel corso di 12 ore. Domenica tutto chiuso. Ma i sindacati del settore hanno immediatamente fatto la voce grossa: o si chiude alle 18 e la decisione viene avallata dal governo entro 24 ore oppure sarà decretato lo sciopero.

Una bella gatta da pelare, dunque, per il neonato governo di centrodestra guidato dal premier Janez Janša che ha anche imposto il coprifuoco dopo la mezzanotte. Governo che ha stabilito che dalle 8 alle 10 hanno diritto di precedenza d’ingresso nei negozi di alimentari gli invalidi, i pensionati e le donne incinte. Altro problema è quello dell’approvvigionamento nazionale delle mascherine. L’emergenza è confermata dal ministro della Difesa Matej Tonin il quale ha affermato che sono bloccate ad Amburgo in Germania 1,5 milioni di mascherine destinate alla Slovenia. Se sarà necessario, ha precisato il ministro, manderemo un aereo a prelevarle.

In Croazia, invece, si scopre che il primo morto di coronavirus sarebbe un istriano di Verteneglio, un ristoratore molto noto. Secondo il Glas Istre, si tratterebbe del titolare del ristorante Taverna Astarea, Nino Kernjus. Una morte, tuttavia, circondata dalla polemica. Il figlio Emil, infatti, sostiene che seppur chiamati i sanitari a Pola per assistere il padre che stava sempre peggio dopo l’autoisolamento in cui si trovava, gli sarebbe stato risposto che non avevano tempo. L’arrivo di un medico per un tampone è stato rinviato al giorno successivo la richiesta d’intervento, ma il padre è morto nel corso della notte.

Il Parlamento di Zagabria ha varato norme di salvaguardia per l’economia statale per un valore totale di oltre 6 miliardi di euro per garantire la liquidità delle aziende e mantenere l’occupazione. In Croazia sono 105 i casi conclamati di coronavirus.

In Serbia i calciatori Luka Jovic del Real Madrid e Nikola Ninkovic dell'Ascoli hanno violato l'obbligo dell'autoisolamento dopo essere tornati nel loro Paese d’origine e sono stati per questo denunciati dalle forze dell'ordine sulla base delle nuove norme emanate per contenere la diffusione del coronavirus. Jovic in particolare ha abbandonato la quarantena dei Blancos a Madrid e sarebbe giunto in Serbia per festeggiare il compleanno della sua ragazza Sofija Milosevic. Jovic, come giustificazione per la sua uscita di casa, ha detto alla polizia che si era recato in farmacia. Se uscirà di nuovo di casa, ha ammonito la Procura, verranno adottati altri provvedimenti nei suoi confronti, compreso l'arresto.

La legge è uguale per tutti, indipendentemente dal fatto che si giochi in nazionale o nel Real Madrid, ha precisato la Procura. La premier Ana Brnabic non ha nascosto che l’attuale stato di emergenza del Paese potrebbe durare per i prossimi quattro mesi.In Bulgaria, invece, a scatenare la polemica è la chiesa ortodossa. Qui il metropolita e patriarca della Chiesa ortodossa bulgara, Neofit di Sofia ha annunciato che le funzioni religiose non si sarebbero arrestate a causa dell’emergenza coronavirus poiché i sacramenti sacri non trasmettono il virus.

«I sacri sacramenti - ha affermato il patriarca - non possono trasmettere alcun contagio o malattia in quanto sono una medicina per la guarigione e la salute mentale e fisica». Il problema dei Paesi ortodossi è che nelle funzioni sacre i credenti baciano le icone e quindi c’è un grandissimo rischio di trasmissione del virus. La C hiesa ortodossa bulgara ha ricevuto man forte da quella greca la quale anche essa sostiene che la santa comunione non trasmette il virus. La Bosnia prepara ai confini, con l’intervento dell’Esercito, i luoghi per la quarantena di chi vuole entrare nel Paese. Il virus si sta espandendo anche in Montenegro dove i contagi da zero sono ora otto. 

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