Slovenia, i deportati dai nazisti chiedono di essere risarciti

Sono crimini per i quali non c’è prescrizione. E il conto dovrebbe essere salato. Deportazioni in terra straniera, detenzioni nei lager, costrizione ai lavori forzati: questi i crimini che furono commessi dall’esercito nazista durante la Seconda guerra mondiale in tutti i territori occupati. Non fece eccezione l’attuale Slovenia, allora parte del Regno di Jugoslavia, da dove si stanno alzando forti voci per la richiesta di risarcimenti a Berlino per i delitti di oltre 70 anni fa. A modularle il Drustvo izgnancev Slovenije 1941-1945, la Società dei deportati sloveni fondata nel 1991. Società, ha riportato l’agenzia di stampa slovena Sta, che ha chiesto al governo di Lubiana, in vista del 7 giugno - giornata in cui si ricordano le sofferenze dei deportati - di «richiedere almeno una quota simbolica» di quanto sarebbe dovuto alle vittime slovene dei lager.
Cifra simbolica ma non esigua. Si parla - ha informato ancora la Sta - di «tre miliardi di euro» sui «50 che la Germania dovrebbe» ancora a Lubiana in danni di guerra e a ristoro delle sofferenze patite dai prigionieri, secondo il calcoli del Drustvo. La giustificazione? Berlino, ai tempi della Jugoslavia di Tito, avrebbe pagato solo il 2% delle riparazioni dovute alla Slovenia, si legge in analisi prodotte dalla Società.
I prigionieri non furono pochi. Si parla di 63 mila sloveni tradotti dalle forze d’occupazione in lager tedeschi dal 1941, quando la gran parte del territorio sloveno finì sotto il giogo nazista, tra di essi almeno duemila minori. Altri 45 mila caddero sotto il dominio dello Stato fantoccio di Ante Pavelić, in Croazia, quasi ottomila sotto il regime di Nedić, in Serbia. I sopravvissuti dovettero aspettare il 1995 per vedersi riconosciuto da Lubiana «lo status di vittime della violenza della guerra», ha ricordato Ivica Znidarsić, presidentessa del Drustvo, denunciando però che solo nel 2001 furono approvati minimi aiuti finanziari, qualcosa come «104 euro per ogni mese di prigionia, 864 per un genitore morto, niente per i danni materiali». E quei tre miliardi oggi farebbero assai comodo. Ci si potrebbe costruire un centro per le vittime di guerra e concedere qualcosa di più di un obolo caritatevole – seimila euro – ai deportati ancora vivi, circa 9.500, ha segnalato la Sta.
Impossibile prevedere come le autorità di Lubiana reagiranno alle petizioni degli anziani deportati. Che non sono soli. «La Polonia non solo ha perso milioni di cittadini ma fu anche devastata e le vittime ancora vive si sentono profondamente offese», ha dichiarato di recente l’esponente del partito di maggioranza a Varsavia, Diritto e Giustizia (PiS), Arkadiusz Mularczyk, presidente della commissione parlamentari per le riparazioni, sostenendo che Varsavia potrebbe vantare risarcimenti per centinaia di miliardi da Berlino. In numero "minore", circa 400, sono quelli invece che ha richiesto l’altro ieri la Grecia alla Germania, «questione morale e materiale» di «grande importanza per il popolo greco», ha annotato il ministero degli Esteri ellenico. Ma ieri Berlino ha replicato: «questione chiusa giuridicamente e politicamente». E forse non solo per la Grecia. —
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