Slovenia, lo Stato controllerà l’uso dei suoi fondi alle Chiese

LUBIANA «Paese dai mille campanili», l’aveva definita Giovanni Paolo II nel corso della sua prima visita il 17 maggio del 1996. E, in effetti, la Slovenia è un Paese fortemente cattolico, dove la fede ha continuato ad essere coltivata anche sotto lo scudo “proibizionista” del regime comunista sotto la Jugoslavia di Tito. Lo Stato laico non può ovviamente essere indifferente a questa realtà e annualmente parte del suo bilancio pubblico è destinato proprio alla Chiesa, o meglio alle Chiese ufficialmente riconosciute da Lubiana che sono, oltre la cattolica, la Comunità islamica, la serbo-ortodossa, l’evangelica, la avventista, la evangelica pentacostale, e l’Unione musulmana della Slovenia.
Tra poco però non sarà più “libera Chiesa in libero Stato” perché proprio quest’ultimo sta per varare una nuova normativa sui rapporti con le Chiese in base alla quale sarà suo diritto sapere come le Chiese stesse adoperano il denaro stanziato in loro favore dal bilancio della Slovenia, in primis controllerà che ai sacerdoti vengano utilizzati i fondi versati dallo Stato per pagare i contributi sociali. Insomma si crea una vera e propria lente di ingrandimento sui rapporti finanziari Chiesa-Stato.
Il governo sostiene che la “riforma” delle regole è stata imposta dall’Ispettore del bilancio dello Stato il quale ha altresì chiesto che nella nuova normativa siano previste anche le sanzioni relative a un erroneo o fraudolento utilizzo di quanto versato dallo Stato alle Chiese. Così nella nuova legge si stabilisce che sia la Corte dei conti della Slovenia a controllare l’utilizzo degli stanziamenti finanziari dello Stato a favore degli enti ecclesiastici regolarmente registrati.
I numeri parlano chiaro. La parte del leone nei finanziamenti dello Stato sloveno lo fa la Chiesa cattolica. Un esempio. Nel 2014 per i contributi sociali ai sacerdoti ha ricevuto 1,34 milioni di euro di contributo dello Stato che aveva complessivamente stanziato per questa posta di bilancio 1,4 milioni di euro. Il resto, briciole invero, è andato alle altre Chiese registrate.
Questo è essenzialmente tutto il denaro che lo Stato sloveno stanzia per le comunità religiose del Paese per finanziare le loro necessità di fede. Comunità che ovviamente possono partecipare anche ad altri finanziamenti pubblici, ma, in questo caso, vengono valutate le domande assieme a quelle formulate da altri soggetti giuridici o economici. Ma l’esborso, in realtà non si ferma qui. Ci sono anche i finanziamenti per le scuole private. In Slovenia ce ne sono in tutto 17 riconosciute, di cui 7 gestite dalla Chiesa cattolica. Dei 13,7 milioni di euro stanziati a loro favore da parte del ministero dell’Istruzione nel 2014 ben 9,3 milioni sono andati alle scuole cattoliche.
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