Smantellati i container al San Giuseppe il Nazareno resta l’unico centro immigrati

Era il 2015. E Medici senza frontiere, di fronte a una situazione apparentemente senza uscite riguardo all’accoglienza dei richiedenti asilo, mise in piedi in quattro e quattr’otto un centro all’esterno del San Giuseppe, utilizzando una serie di moduli abitativi (o container che dir si voglia). Non mancarono le polemiche. L’associazione rimase a Gorizia per sei mesi, durante i quali venne dato ricovero a 598 persone. Poi, la gestione passò al consorzio di cooperative “Il Mosaico”.
I verbi sono declinati al passato perché, oggi, quella struttura (che fu la panacea non di tutti ma di molti mali) non c’è più, smantellata, smontata pezzo per pezzo. Il 12 giugno, infatti, scadeva l’autorizzazione edilizia concessa dal Comune di Gorizia. E rispettando pienamente tempistiche e scadenze che in questo caso sono molto stringenti e rigorose, “Il Mosaico” ha provveduto a chiudere la struttura, consegnando le chiavi alla Curia, proprietaria dell’area. «Oggi, il compendio è vuoto - sottolinea Mauro Perissini, presidente del consorzio di cooperative -. Come previsto dalla legge, abbiamo rimesso “in pristino” l’area esterna al San Giuseppe. Gli ospiti sono stati trasferiti tutti al Nazareno mentre i container, che erano a noleggio, sono stati restituiti ai fornitori. Oggi di quel villaggio non c’è più traccia». Il Nazareno, ed è questa la seconda notizia, è rimasto dunque l’unico centro-accoglienza aperto e regolarmente attivo a Gorizia. Ma ci sono timori per una ripresa dei flussi lungo la rotta balcanica, anche alla luce che è venuta meno una struttura d’accoglienza che conteneva un centinaio di persone? In realtà, Perissini manifesta una certa tranquillità. «In questo momento - sottolinea - il Nazareno può ospitare 150 richiedenti asilo e ci sono una decina di posti liberi. Peraltro, in tutta Italia, abbiamo decine di centri vuoti o semivuoti». Come a dire che un “polmone” già c’è, anche se la situazione dovesse cambiare da un momento all’altro.
Riguardo al centro eretto da Medici senza frontiere ed ereditato dal Mosaico, Perissini non ha dubbi. «Si è trattato di un’esperienza positiva. Inizialmente, c’era stata qualche tensione con i residenti e con alcune organizzazioni di destra. Poi, devo dire con estrema schiettezza che non ci sono stati problemi di convivenza. Il villaggio ha svolto perfettamente la sua funzione in un momento non facile per quanto riguarda la gestione dei flussi migratori. Sono state date delle regole molto chiare agli ospiti e le cose sono andate avanti con ordine e serietà». Con lo smantellamento della struttura di San Rocco si chiude una pagina (forse storica) di Gorizia, città suo malgrado in prima linea in tema di immigrazione. —
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