«Smettere di fumare? Il fai-da-te non funziona»

I tentativi fai da te di smettere di fumare hanno una riuscita a un anno del 3-5 per cento contro il 40 di chi è seguito da un Centro Tabagismo con una terapia integrata farmacologica e psicologica....

I tentativi fai da te di smettere di fumare hanno una riuscita a un anno del 3-5 per cento contro il 40 di chi è seguito da un Centro Tabagismo con una terapia integrata farmacologica e psicologica. È questo il dato reso noto da Rosanna Purich, responsabile del Centro Tabagismo di San Giovanni in un momento nel quale è particolarmente vivace la discussione sull’utilità del passaggio dall’utilizzo delle sigarette tradizionali a quelle elettroniche. «Resta da chiarire – dice Purich - se l’uso della sigaretta elettronica sia davvero efficace per combattere il tabagismo e se sia privo di rischi per la salute. La sigaretta elettronica – aggiunge - offre la gestualità del fumare, alla pari di quanto accadeva nel passato con i bastoncini di liquirizia, elemento importante nella fase iniziale di svezzamento dal fumo. Bisogna però distinguere – prosegue la responsabile del Centro Tabagismo - tra terapie valide e altri presidi utilizzati come ipnosi, agopuntura, fitoterapia. Studi scientifici – sottolinea - dimostrano che i tentativi fai da te di smettere di fumare hanno una riuscita, dopo un anno dal loro inizio, che non supera mai il 5 per cento. Si arriva invece al 40 per cento – continua Purich – se chi fa questo tentativo è seguito da un Centro Tabagismo con un’adeguata terapia di sostegno. Il vizio del fumo – osserva - è a tutti gli effetti una malattia cronica recidivante come le altre dipendenze. È importante smettere, visti i gravissimi danni causati dal fumo, ma se farlo è difficile, ancor più problematico è mantenere il risultato nel tempo».

L’Istituto Superiore della Sanità (Iss), nel parere pubblicato a fine 2012, riferiva al ministro della Salute che «le sigarette elettroniche potrebbero iniziare i giovani al fumo e riattivare la dipendenza negli ex fumatori». «Sempre nello stesso documento – riprende la responsabile del Centro di San Giovanni – a proposito delle sigarette elettroniche contenenti nicotina, si invitava a stare in guardia sulle dosi assunte, che devono essere calibrate secondo il grado personale di dipendenza fisica. In chi alterna sigarette elettroniche con nicotina e tabacco, il rischio – precisa - è dunque quello di assumerne una dose eccessiva e di patirne gli effetti tossici. A oggi quindi, mentre le nicotine sostitutive sono vendute in farmacia, anche se come farmaci da banco, per le sigarette elettroniche non esiste ancora alcuna limitazione, se non il divieto di vendita ai minori». Importante anche l’aspetto che riguarda il cosiddetto “fumo passivo”. «Per quanto dai vari studi condotti – riprende Purich - emerga una sostanziale uniformità di opinione che virtualmente assolve le sigarette elettroniche, per ciò che riguarda l’impatto sulla salute del fumatore non c’è ancora chiarezza e non ci sono studi a lungo termine sull’efficacia nel mantenere l’astinenza da fumo. Nella prospettiva di dare un’adeguata risposta a questi interrogativi – continua Purich - l’Iss ha in progetto uno studio che prevede il coinvolgimento di diversi Centri sul territorio nazionale per la cura del tabagismo, tra cui il nostro. Un approfondimento a parte andrebbe infine fatto sui liquidi usati dagli svapatori – conclude - anche quelli privi di nicotina, attualmente sottoposti in Italia a controlli per escludere la presenza di sostanze con valore aggiunto o additivi a basso costo, ma tossici per l’uomo».

Ugo Salvini

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