Sminatore muore nel retroterra di Zara

ZARA. Lo slavone Antun Alošinac Tuna, 60 anni, era un artificiere esperto, forgiato da lunghi anni di lavoro che lo avevano portato a sminare le aree maggiormente a rischio mine in tutta la Croazia.
Ieri, intorno alle 8.30, lo sminatore era impegnato in lavori di bonifica tra le località di Zemonico alta e Suhovare, un paio di chilometri alle spalle di Zara, area che negli anni '90 del secolo scorso era stata teatro di sanguinosi scontri tra le Forze armate croate e gli indipendentisti serbi della Krajina di Knin (Tenin in italiano).
È stato un attimo, un lampo, un'esplosione assordante costata la vita allo slavone, padre di sei figli e che lavorava per un'impresa privata. Giunto nell'entroterra zaratino dalla Baranja, la regione della Slavonia al confine con l'Ungheria, Antun pare essere stato ucciso da una mina antiuomo a frammentazione del tipo PROM-1, un ordigno micidiale.
Prodotta nell'ex Jugoslavia, è letale anche a grande distanza. Infatti, deflagrando, questa mina proietta frammenti pericolosi a distanza di più di 100 metri, che possono sicuramente uccidere a 50 metri. Praticamente non c'è scampo per gli artificieri quando si tratta di mine a rimbalzo come la PROM-1.
Non risultano di grandissima utilità nè gli speciali giubbotti e i caschi e nemmeno l'indumento protettivo in quanto le schegge riescono comunque a colpire le parti piu' esposte. Come già detto, Alošinac Tuna praticava questo pericoloso mestiere da tanto tempo e ci metteva passione, una passione trasmessa anche a due figli, entrati anni fa nel corpo degli artificieri croati. La sua tragica morte ha scioccato i colleghi, che ne apprezzavano la bontà del suo lavoro, la calma e sicurezza che trasmetteva.
Quest'anno le mine disseminate durante il conflitto croato-serbo si sono portate via tre artificieri. Lo scorso aprile a decedere era stato uno sminatore a Licki Ribnik, località della Lika, la regione a sudest di Fiume. Due suoi colleghi erano invece rimasti feriti. Due mesi fa lo scoppio di un ordigno era costato la vita ad un artificiere dell'azienda statale Mungos, morto nelle vicinanze di Okucani, nella Slavonia occidentale.
Dal 1996 (la guerra in Croazia era durata dal 1991 al 1995), le mine hanno ucciso ben 43 artificieri, mentre a decine hanno riportato lesioni più o meno gravi. È stato calcolato che in questi 20 anni ci sono stati 590 tra morti e feriti in Croazia a causa delle mine: sono stati colpiti non solo artificieri, ma anche agricoltori, cacciatori, donne, bambini, semplici amanti della natura. Nel contesto è importante sottolineare che l'Istria e il Quarnero sono state risparmiate da questo flagello, al contrario della Dalmazia, specie delle sue aree interne.
È certo che le zone costiere sono state tutte bonificate, mentre terreni minati o presunti tali sono presenti ancora nell' entroterra di Zara, Sebenico, Spalato e Ragusa (Dubrovnik), bonifica che dovrebbe venire portata a termine entro i prossimi 3-4 anni.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo