Snaidero: sarà il Salone della ripresa

Parla il presidente di Federlegno e della rassegna milanese: «Il bonus mobili ha funzionato. Puntiamo al mercato cinese»

di MASSIMO GRECO

New York, Parigi, Shanghai, Bruxelles, Londra, Amburgo: dura da un paio di mesi il “road show” di Roberto Snaidero, presidente di Federlegnoarredo (Fla) e del Salone del Mobile, per presentare la prossima edizione della rassegna milanese che si inaugurerà il 14 aprile e che fungerà da “anteprima” dell’Expo. Un giro del mondo che, a differenza dei lunghi anni precedenti quando il settore veniva “macinato” da un’interminabile crisi, dovrebbe essere di favorevole auspicio per il 2015: «Tempo di cauto ottimismo, sarà il Salone della ripresa», riassume il 66enne imprenditore friulano. «La 54° edizione - dice Snaidero - si presenta favorevolmente: oltre 2mila espositori, il 70% dei quali italiani, una previsione di 300 mila visitatori, manifestazioni tematiche dedicate stavolta all’ufficio e alla luce».

. Presidente, innanzitutto il bilancio del 2014 e la prospettiva dell’anno appena iniziato.

Il 2014 è stato “double face”, come sempre negli ultimi anni: mercato nazionale in flessione, esportazioni in crescita ma non abbastanza da bilanciare il trend cedente delle vendite “domestiche”. I ricavi complessivi sono infatti scesi del 2,7% a 26,7 miliardi. Con un fatto però positivo: l’intervento governativo con gli incentivi fiscali per la casa, in particolare il “bonus mobili”, hanno consentito di contenere il calo del mercato italiano.

Può misurare l’incidenza positiva dei provvedimenti fiscali?

Ritengo che siano stati recuperati quasi 2 miliardi di fatturato, che sia stata difesa l’esistenza di 3000-3500 piccole aziende, salvaguardando 10 mila posti di lavoro. Gli incentivi sono stati prorogati fino al 31 dicembre, spero che questo concorra a frenare l’emorragia imprenditoriale e occupazionale del settore. Perchè, nonostante il beneficio di questi provvedimenti, non dobbiamo dimenticare che nel 2014 altre 1600 aziende hanno chiuso i battenti e 3800 persone hanno perso il lavoro. Se proseguirà l’efficacia positiva degli incentivi, contiamo di stabilizzare l’andamento del consumo interno a -0,9%.

Ma l’export ha perlomeno confermato la buona capacità attraente del prodotto tricolore.

L’anno scorso le esportazioni sono salite del 2,9% ma, ripeto, non hanno colmato il divario rispetto a quanto perso in Italia. Siamo fiduciosi per il 2015: stimiamo che il fatturato complessivo inverta la rotta e cresca dell’1,5%, trainato dai mercati esteri, sui quali prevediamo di migliorare del 5% la nostra capacità di vendita. Tra l’altro il governo ha varato il “piano made in Italy” che prevede di finanziare il sostegno all’export di alcuni settori qualificanti, come il nostro.

Quali sono le aree geografiche che le sembrano più promettenti?

Nel 2014 abbiamo registrato l’impennata del mercati statunitense, che è cresciuto del 10%, aiutato dal cambio favorevole euro/dollaro. Il tono sostenuto della domanda nordamericana ha permesso di compensare le difficoltà della Russia, dove abbiamo perso il 6-7% del fatturato, soprattutto nel secondo semestre.

Quando si parla di mercati esteri in espansione si pensa soprattutto a quelli asiatici. Come siete posizionati sul versante Far East?

In questo momento c’è forte attenzione verso la Cina, dove, nel giro di un biennio, l’arredamento italiano è volato da un fatturato di 120 milioni a quasi 290 milioni di euro. Una fascia della popolazione cinese, la definirei quella dei “nuovi ricchi”, non si accontenta più delle copie ma vuole il prodotto originale. Questa crescente voglia di qualità ci fa sperare in un ulteriore incremento del 30% nel 2015. E per il 2016 abbiamo messo in cantiere un evento fieristico a Shanghai.

Come vede la specifica realtà regionale, dove la filiera assume una notevole rilevanza economico-sociale?

Vorrei che le aziende friulane si sprovincializzassero, vorrei vederne di più quando organizziamo le missioni all’estero. Chi ha evoluto il marketing, dedicando più attenzione al marchio e al design, è riuscita a difendersi meglio.

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