«Sniffavo ogni giorno Uscirne è stata dura»

Una ragazza di 23 anni racconta la sua odissea dal lieto fine «Decisivo l’aiuto ricevuto dal centro di Androna degli Orti»
Silvano Trieste 18/08/2016 SERT, Dipartimento delle Dipendenze
Silvano Trieste 18/08/2016 SERT, Dipartimento delle Dipendenze

Potresti incontrarla in fila dal panettiere, sul pianerottolo di casa, a spasso col cane, in sala d’attesa dal medico. Giulia, nome a caso, sembra una ragazza “normale”. Non le leggi sul volto i segni della tossicodipendenza. Ma quella “normalità”, nello sguardo, nelle parole e nei gesti, l’ha conquistata a fatica. Ventitré anni, residente a San Giacomo, il padre morto di overdose, è caduta nella trappola della droga quando ne aveva ventuno. Ha iniziato con le canne e l’ecstasy nei fine settimana. Poi l’eroina, sniffata. Ne è uscita da poco con l’aiuto del centro di Androna degli Orti. Oggi ha un lavoro e una nuova vita. Accetta l’intervista chiedendo l’anonimato.

Come hai cominciato con l’eroina?

Avevo problemi e pensieri. Poi vivevo sola da quando avevo diciotto anni, perché mia mamma è andata all’estero. Ti senti sola anche se sei piena di amici. Arriva la serata e qualcuno che già ne fa uso ti fa provare. Ti riempie un vuoto che nemmeno pensavi di avere. Prima dell’eroina ho avuto esperienze con altre sostanze, dalle canne all’ecstasy: avevo iniziato per sballarmi solo che a un certo punto le usavo ogni weekend. Si usciva e si sapeva già che si finiva a prendere qualcosa. Ma l’eroina ti fa sentire leggera. Ti svuota e ti fa vivere sensazioni di sollievo. L’ho sempre sniffata, non ho avuto il coraggio di farmela in endovena, per quanto ne avessi la possibilità. Anche perché quando ero piccola mio padre era morto per tossicodipendenza. Forse avevo paura. E sniffando non hai l’impressione che stai andando oltre.

Come arriva la dipendenza?

Provi una volta, due e tre. Ti rendi conto che stai bene. Ti dà cinque o sei ore di leggerezza in cui non pensi a niente. Vedi tutto positivo. Io andavo a dormire alle cinque di mattina e mi svegliavo il pomeriggio per andare a fare la babysitter: come arrivava la sera prendevo la dose. Non vedevo l’ora di finire di lavorare per farmi. Perché arrivava il relax. Poi diventa automatico e il tuo fisico ne ha bisogno. Se non la usi subentra l’astinenza, con dolori ai muscoli e allo stomaco. Ti senti sempre peggio, anche mentalmente. Hai bisogno della sostanza per essere lucido. Quando non riesci a trovarla il tuo pensiero è solo quello.

Quanto spendevi?

Un grammo al giorno per 40, 50, 60 euro. Spendi solo per quello. Poi per farti cominci pure a spacciare.

È facile trovare eroina a Trieste?

Come entri nel giro inizi a conoscere solo gente che ne fa uso ed è piuttosto semplice. Comunque tendi a eliminare tutte le amicizie sane. Anche il mio fidanzato si faceva, abbiamo cominciato assieme. La droga è qualcosa che o ti unisce o ti allontana. Abbiamo cercato di fare in modo però che l’eroina non invadesse il nostro rapporto: c’è chi diventa “geloso” della dose. Noi ci facevamo insieme. O lui con i suoi amici e io a casa.

Quando è stato il momento in cui hai detto basta?

Quando sia il mio fidanzato che la persona da cui mi rifornivo sono stati messi agli arresti domiciliari. Non avevo più punti fissi. Mi svegliavo la mattina stando male, mi guardavo allo specchio e prendevo paura. Ti fai schifo, ti accorgi del male che ti fai.

Ti sei fatta aiutare?

Sì, conoscevo un’educatrice dell’Androna, ma mi vergognavo. Allora sono andata prima al dipartimento di San Giovanni, lì mi hanno accolta, mi hanno fatto gli esami e il colloquio con lo psicologo. Per l’astinenza, per non stare male fisicamente, mi hanno dato una terapia sostitutiva. Così ho ripreso a ragionare.

Oggi puoi dire di esserne uscita?

La dipendenza è durata un anno e mezzo. Prendevo eroina ogni giorno. Ma non è stato facile chiudere perché anche quando ero sottoposta alla terapia continuavo a farmi. Mentalmente ero là. Quando però ti rendi conto a quale bisogno risponde la sostanza, è un primo passo. È stato importante frequentare l’Androna, dove mi hanno offerto una borsa lavoro. Mi sono sentita ascoltata, capita e non giudicata. Pian piano sono riuscita a riprendere gli studi, faccio le serali. Oggi ho un impiego.

Il fidanzato?

Anche lui ne è uscito. Stiamo sempre assieme. (g.s.)

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