Soccorrere animali feriti? Troppo spesso un’odissea

Un vecchio problema torna alla ribalta. Cosa fare quando si trova un animale ferito, morto o in stato di pericolo, per sé stesso o per gli altri? Domande a cui spesso l’utenza non trova risposta da...
Lasorte - Trieste - Soccorsi a Capriolo ferito sulla strada che porta da Cattinara a Strada per Basovizza
Lasorte - Trieste - Soccorsi a Capriolo ferito sulla strada che porta da Cattinara a Strada per Basovizza

Un vecchio problema torna alla ribalta. Cosa fare quando si trova un animale ferito, morto o in stato di pericolo, per sé stesso o per gli altri? Domande a cui spesso l’utenza non trova risposta da parte del servizio pubblico, anche se esistono, ovviamente, una serie di istituzioni da contattare.

Senza entrare nei singoli casi, c’è da chiarire che, da un lato, molte persone lamentano ricorrendo ai media o al web, di non aver potuto risolvere tempestivamente le varie situazioni, spesso d’urgenza, contattando chi di dovere e dovendo ricorrere, in extremis, ai privati. Dall’altro, sul fronte pubblico arrivano richieste che spesso sono viste come “finte emergenze” o questioni considerate non pertinenti. Per il servizio di cinovigilanza la prassi è, comunque, chiamare il centralino dell’ospedale, dove chi risponde ha il compito di capire se e a chi inoltrare la richiesta. Da qualche anno il servizio è stato appaltato a una ditta esterna, convenzionata con il sistema sanitario locale.

Come chiariscono però già al centralino, non si dovrebbe chiamare l’ospedale nel caso ci si trovi alle prese con animali morti o selvatici. Per quest’ultimi è a disposizione infatti la forestale. C’è anche chi si rivolge in Slovenia, dove è più facile trovare cliniche veterinarie aperte anche in orari notturni o festivi. Tanti però spesso ignorano che andare all’estero con una bestiola senza i documenti sanitari al seguito fa incorrere nel rischio di aspre sanzioni. Rimane il fatto, che in caso di vita o di morte, il tempo continua ad essere una variabile fondamentale con o senza documenti.

Tra le lamentele specifiche, Michela Iucchi, volontaria dell’Aipa, scrive a nome anche di altre volontarie, raccontando alcuni recenti casi: «Ore 00.30 di giovedì, mi chiama una ragazza per dirmi che una faina è stata investita ma è ancora viva. Ha preso un colpo di striscio in testa e si è nascosta. Le cola sangue dal naso ma è cosciente. La ragazza non sa cosa fare, il centralino dell’ospedale non dà alcun aiuto. I cinovigili non rispondono perché la notte non sono di turno. La forestale di notte non opera. La ragazza chiama me perché vuole prendere l’animale e provare a soccorrerlo ma non sa cosa fare e cerca consiglio da parte mia. Le dico di non avvicinarsi (potrebbe essere pericoloso) e di tenerla d’occhio a distanza. Non sapevo cosa consigliarle...».

Nel frattempo la faina, spaventata, è scappata. La volontaria menziona poi di altri casi simili, con «minuti inutili spesi al centralino dell’ospedale», e conclude: «Possiamo recuperare gli animali ma purtroppo non sappiamo curarli. Una riflessione sorge quindi spontanea: è mai possibile che non ci sia un aiuto da parte di chi di dovere su come agire in queste situazioni? Perché non esiste più un veterinario di turno a Gorizia per chi ha necessità e non può spostarsi in auto?».

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