Sogni e applausi tra le note di Vladilo nel concerto all’alba sul molo Audace di Trieste
Il classico concerto estivo organizzato dalla Casa della Musica nell’ambito di TriesteLovesJazz con protagonista l’artista venezuelano

TRIESTE «Ho letto che la notte migliore per osservare le stelle cadenti è proprio oggi. Speriamo di vederne qualcuna!». A pronunciare queste parole, una bionda signora triestina, che ieri mattina poco prima dell’alba si è recata fino in cima al molo Audace. Assieme a un’amica, un poco assonnata, ha steso per terra il suo tappetino da yoga e vi si è distesa sopra, con il naso rivolto all’insù.
E come per magia, alle 4.50 è iniziato il suono del pianoforte: un maestoso strumento a coda, portato in riva al mare per dar vita al “Concerto all’alba”. Si tratta del tradizionale appuntamento estivo, promosso dal Comune nell’ambito di “TriesteEstate”, che ogni anno coinvolge centinaia e centinaia di triestini. Tutti giù dal letto, alle quattro del mattino, e poi via a piedi per le strade di una città ancora deserta, per assistere al sorgere del sole accompagnati da note delicate.
Stavolta la star dell’evento, organizzato dalla Casa della Musica nell’ambito del festival internazionale TriesteLovesJazz, è stato il venezuelano Juan Vladilo. Organista e compositore in formazioni progressive rock degli anni Settanta, l’artista si è successivamente avvicinato alla musica afrocubana e alle sonorità jazz. È stato uno dei fondatori dell’orchestra Ocho Rios, con cui ha lavorato per anni come pianista, arrangiatore e cantante.

Le prime note erano soffuse. Una serie di accordi suonati piano, piano, quasi a voler accarezzare i tasti ancora nascosti dall’oscurità. Per prendere confidenza con lo strumento, e con l’anima degli spettatori, Vladilo è partito dalla sua composizione “Waltz for Kerrie”. E proprio in quel momento, trascinando tutti i presenti in un piccolo sussurro di stupore, il cielo ha regalato al pubblico una scia luminosa, assieme alla speciale illusione di poter esprimere un desiderio. Certo, sono cose che possono capitare, nelle giornate attorno a San Lorenzo, quando le meteoriti si infrangono nell’atmosfera terrestre, attratte dalla forza di gravità. Meno spesso, però, capita che questo spettacolo venga accompagnato da un musicista che è anche un astrofisico!

La storia di Vladilo con Trieste è iniziata infatti alla fine degli anni ’70, con la scelta della facoltà di Fisica. È proseguita con una tesi di laurea con Margherita Hack, con alcuni anni di studio alla Sissa e infine con la realizzazione del sogno più grande: lavorare all’Osservatorio Astronomico di Trieste. Ma torniamo al concerto. Man, mano che il cielo si illuminava, il musicista scienziato passava sapientemente dalle tonalità inizialmente scure, alle sonorità più allegre e ritmate tipiche della tradizione cubana, peruviana e colombiana. E non sono mancate nemmeno citazioni più o meno classiche, da “La grande porta di Kiev” di Musorgskij a “Imagine” di John Lennon, fino alle note di “Rain, in your Black Eyes” di Ezio Bosso.
Alle 5.30, la brillante conclusione con alcuni grandi standard del jazz. Applausi, applausi, e il folto pubblico non voleva permettere che il concerto finisse, con la richiesta simpaticamente insistente di un altro bis. «Era così bello – ha commentato alla fine una ragazza con gli occhi stanchi, ma che brillavano tanto – che non mi sono nemmeno accorta di essere sveglia da più di ventiquattr’ore... forse, adesso è il caso di andare a riposare un po’».
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