Sono tornati i pescherecci. Ma sono quelli di Marano

GRADO. Nel mandracchio di Grado sono ricomparsi i pescherecci di una certa stazza. Ma non è il segnale di un potenziamento della flotta dei pescatori gradesi.
Le imbarcazioni infatti appartengono a Marano Lagunare dove da tempo è in atto una ruvida vertenza tra parte dei pescatori e la locale cooperativa che provvede a vendere il pescato.
Di conseguenza i pescatori “ribelli” di Marano si rivolgono ad altri mercati per piazzare il loro prodotto puntando, evidentemente, a ricavi più consistenti.
Al di là della controversia fa un certo effetto, decisamente positivo, osservare il mandracchio con i pescherecci. Un’immagine che ha accompagnato i gradesi e i tanti turisti per svariati decenni e che negli ultimi tempi era invece scomparso alla luce della drastica riduzione dei pescherecci. Quei pochi rimasti sono attraccati lungo il canale di accesso al porto.
Di pescherecci maranesi a quanto pare potrebbero essercene di più se le condizioni meteo non fossero quasi proibitive come in questo maggio che non ha nulla di primaverile.
Sciroccali e mareggiate hanno scandito le condizioni marine delle ultime settimane creando ostacoli alla pesca.
Questo è un periodo piuttosto propizio perché è la stagione, in particolare, di orat e di branzini e si comincia a pescare anche le seppie.
Non è solo Grado la destinazione di smercio dei pescherecci maranesi che si rivolgono anche ad altri approdi.
La cooperativa pescatori di Marano Lagunare conta all’incirca 300 soci e si calcola che il dieci per cento sia in rotta di collisione con l’attuale gestione.
A guadagnarci è il mercato e soprattutto i fruitori che, in teoria, hanno una maggior scelta. Non si sa per quanto ancora continuerà la vertenza maranese e per quanto tempo ancora i maranesi verranno ad attraccare al mandracchio gradese. Intanto ci si gode lo “spettacolo”.
Sembrano molto lontani i tempi in cui tra Grado e Marano si coltivava una sana rivalità che talvolta sfociava in episodi a dire il vero poco sani. Divise e nello stesso tempo unite dall’unicum della laguna le due località non si sono mai amate ma hanno trovato il modo di non pestarsi i piedi.
Resta il fatto che da molti anni il settore della pesca soffre di una grave crisi “produttiva” in seguito alle sempre più stringenti norme che rendono disagevole l’attività in nome di una tutela ambientale sacrosanta.
Un maggior equilibrio tra la tutela ambientale e le esigenze del comparto sarebbe quanto mai gradito ed è quello che da tempo chiedono le organizzazioni di categoria. –
Re. Me.
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