Spinta per il museo nel Porto vecchio

Fantoni: «Il progetto deve lasciare una traccia sul territorio Era il sogno di Budinich». Magazzino 26 l’ipotesi principale

I grandi eventi culturali e scientifici spesso suscitano grande clamore ma, una volta passati, lasciano poco o nulla nei luoghi in cui sono avvenuti. «Vorremmo che con Trieste Capitale europea della Scienza accadesse tutto il contrario», osserva il presidente di FiT Stefano Fantoni. L’idea dei promotori dell’iniziativa è di fare di Esof2020 un trampolino di lancio per la nascita di un grande museo della scienza nel cuore di Porto vecchio, magari nel magazzino 26. «È un’idea storica della Fondazione sviluppare un museo della scienza di dimensioni europee - spiega Fantoni -. Un sogno che risale ancora ai tempi di Paolo Budinich, e un evento come l’Esof potrebbe far sì che si realizzi». E potrebbe quindi dare anche un’ulteriore accelerazione alla partenza del Porto vecchio nel suo complesso.

Il fondatore della Trieste scientifica, Budinich, aveva coltivato l’idea di creare sul Golfo un centro di divulgazione analogo alla Cité de Sciences et de l’Industrie di Parigi. I suoi sforzi portarono infine alla nascita dell’Immaginario scientifico che, pur avendo un profilo d’avanguardia, manca degli spazi e delle risorse dei grandi centri europei. «Questa invece potrebbe essere un’occasione buona - chiosa Fantoni -. Inoltre aiuta anche in fase di gara, è bene che il progetto preveda di lasciare una traccia fruttuosa sul territorio». Quanto all’evento portante di Esof, si svolgerà principalmente nell’area del Porto vecchio, come messo in chiaro da subito anche dal primo disegno realizzato dal project manager Pierpaolo Ferrante in occasione della partecipazione al bando nel marzo scorso. Su quella prima base verrà elaborato ora l’impianto dell’intera manifestazione. Le stime per il momento parlano di una partecipazione ampia: cinquemila ospiti scientifici da 80 Paesi nel mondo, 100mila visitatori attesi, circa duecento eventi in programma.

Il motto dell’evento, in spirito europeista, sarà “Freedom for Science, Science for Freedom” (Libertà per la Scienza, la Scienza per la Libertà). Al contempo, però, un secondo filone portante del progetto è la riflessione sull’impatto della tecnologia sulla società: quindi sul mondo del lavoro e sull’essere umano nel suo complesso. «Il nostro intendimento è fare un avvenimento molto indirizzato al futuro, alle risposte che la scienza può dare alla società - dice Fantoni -. Oggi c’è un incredibile sviluppo nella digitalizzazione, che ci sta letteralmente divorando in termini di velocità». Una velocità dell’intelligenza che sta addirittura sopravanzando quella dell’evoluzione biologica: «Una cosa che sarebbe bene dominare invece di esserne dominati. Anche per questo metteremo un accento particolare sui lavori del futuro». Un turbine di eventi che dovrebbe infine solidificarsi in forma di museo nel cuore del Porto vecchio. L’ipotesi non è nuova. Il magazzino 26 come possibile meta dell’infinito trasloco dell’Immaginario scientifico è un fatto assodato. Ma tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. L’arrivo dell’Esof2020 è nella speranza dei promotori proprio un modo per accelerare, per fare della scienza un passaggio propulsivo per il recupero di tutta l’area. Ora la palla passa al comitato di Strasburgo che a fine giugno dovrà pronunciarsi sul vincitore della disfida scientifica fra Italia e Olanda. (g.tom.)

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