Spritz bianco, shopping e tapas la piccola oasi tra i resti romani

Negozi e locali della zona custodiscono all’interno tesori con 2mila anni di storia Gli habituè ne apprezzano il mood rilassato e l’atmosfera in stile anti movida
Lasorte Trieste 15/10/11 - Petrsch, Rotonda Pancera
Lasorte Trieste 15/10/11 - Petrsch, Rotonda Pancera
Quasi come il corso di un fiume che porta l’acqua verso il mare, così via San Michele drena il traffico di macchine e motorini dal colle di San Giusto fino alle Rive. È a metà strada, a pochi passi dalla confusione di via Torino e di Cavana, che si apre una piccola piazzetta dove sembra ci sia ancora la possibilità di sfuggire ai ritmi imposti dalla movida triestina (o pseudo tale). Un altro flusso, in direzione contraria, sale dal centro cittadino fino alla cattedrale che porta il nome del santo patrono di Trieste. È quello dei turisti che, mantenendo fede ai dettami delle guide, non vogliono rinunciare alla vista della città dall’alto e alla visita della basilica. Piazza Barbacan è una piccola oasi cinta fra le mura delle case, alcune delle quali sono popolari e di proprietà dell’Ater.


Assieme a via Riccardo e via del Trionfo, va a formare una delle zone più suggestive di Cittavecchia. Attorno all’Arco di Riccardo sono sorte delle piccole attività commerciali che hanno reso attrattiva un’area che fino a qualche anno fa rischiava di rimanere confinata nelle guide turistiche, alla voce “porta romana della metà del I secolo d.C.”. La bellezza oggettiva della piazza, una buona dose di coraggio da parte di alcuni esercenti, il definitivo divieto alle auto di transitare in un luogo dove prima sostavano selvaggiamente: sono questi gli ingredienti principali che hanno contribuito al rilancio di piazza Barbacan.


«Questo è un angolo speciale della città - rileva Alessia Alessio-Vernì - , ricco di storia. I turisti lo adorano e anche i triestini hanno imparato a riscoprirlo». La quarantadueenne triestina conosce molto bene Cittavecchia. Il suo “Boogaloo”, un negozio di abbigliamento e di accessori rigorosamente vintage, ha cambiato tre sedi in sei anni di attività. Dopo via Felice Venezian e via Diaz, questa piccola bottega, che commercialmente copre un arco temporale che va dagli anni Trenta agli anni Novanta, è approdata «in questo piccolo gioiello che è Barbacan». Varcata la soglia del negozio, si capisce subito quanto questo luogo sia speciale. Sotto una porzione di pavimento, che è stato opportunamente costruito in vetro calpestabile, si possono infatti ammirare i resti di una domus romana che risale al 30 d.C. «Più vintage di così si muore - scherza la giovane esercente - . In realtà è un peccato che non ci sia un vero e proprio itinerario archeologico che parta dal Teatro Romano e conduca i turisti alla scoperta di queste eccezionali testimonianze del passato. L’intera area sta diventando un sito archeologico all’aria aperta e sarebbe davvero un peccato non approfittare di questo patrimonio storico e culturale».


Alessio-Vernì la propria parte la sta facendo per far decollare ulteriormente la piazzetta, organizzando in collaborazione con alcuni colleghi la rassegna “Barbacan Produce”, un mercatino che cinque volte all’anno riunisce artigiani, creativi e commercianti della zona. È una delle ultime arrivate all’ombra dell’Arco di Riccardo, ma la sua presenza si è già fatta sentire. Dolores Rizo, titolare di Tapas Barcelona, ha portato a Trieste un angolo della penisola iberica. La paella, bagnata da un vino Ribeiro o da un Rioja, è il suo piatto forte. «Sono arrivata in questa piazza per amore di un triestino - spiega Dolores accanto al marito Stelvio - e l’ho trovata incantevole al primo sguardo. Gli affari stanno andando oltre ogni più rosea aspettativa e la risposta migliore ce la stanno dando proprio i triestini, ancora più dei turisti».


Dalle tapas al filetto d’orata in crosta di zucchine il passo può essere breve, se a due passi di distanza dal locale spagnolo ci si rivolge a Luca Gioiello, chef che negli ultimi dieci anni ha assistito alla metamorfosi della piazza. Dal 2006, infatti, ha preso le redini di quella che alla fine dell’Ottocento si chiamava Osteria all’Antico Trionfo. «Fino a qualche anno fa dal mio locale si potevano scorgere i pennoni di piazza Unità – spiega il proprietario del ristorante Arcoriccardo - . Adesso l’intera zona appare completamente trasformata grazie a una riqualificazione che ha tenuto conto del patrimonio storico presente in questa parte di città». Anche all’interno del ristorante dello chef Gioiello, nel corso dei lavori di ristrutturazione, sono emerse delle vestigia romane che hanno obbligato il proprietario ad accollarsi il costo della messa in sicurezza e della valorizzazione dei reperti. «Al secondo piano del locale è possibile ammirare il basamento di una porta di epoca tardo-repubblicana - così Gioiello - , con il capitello e il festone perfettamente conservati. Probabilmente sono dei resti più antichi dell’Arco di Riccardo, il cui proseguimento si trova all’interno del ristorante. Per questo motivo sarebbe opportuno disegnare un itinerario che consenta ai turisti di scoprire questi tesori archeologici».


Intanto al Bar Barbacan, all’angolo con via San Michele, la titolare Claudia Baselli sta servendo uno spritz bianco a dei clienti abituali, ai quali decanta le caratteristiche di una zona «molto tranquilla, dove il tempo sembra essere sospeso». «Abbiamo una bella clientela che cerca di allontanarsi dalla confusione della movida - precisa la signora dal ciuffo di capelli viola e dai modi gentili - . Cerchiamo però di non fare tardi e di rispettare il sonno dei residenti della piazza, con i quali abbiamo ottimi rapporti». Lo spritz, che sia bianco o rosso Aperol, non ha colore politico. Eppure sembra che «una certa intellighenzia di sinistra», o ciò che ne rimane, apprezzi particolarmente l’atmosfera ovattata della piazza. «Più Valmaura e San Giacomo, meno piazzetta Barbacan e Caffè San Marco», è lo slogan che è stato coniato, all’indomani delle ultime elezioni amministrative, per spiegare la debacle del centrosinistra triestino e di una classe politica che per molti sarebbe sempre più scollata dal Paese reale. Attraverso il passaggio sotto un portico, a pochi metri dai tavolini all’aperto del bar, si può accedere ad Androna degli Orti, un budello in salita dove le acque agitate dell’adolescenza possono contare su un argine sicuro. In questo suggestivo e nascosto angolo di Cittavecchia, infatti, nel 2012 è nata “Androna giovani”, una struttura del Dipartimento dipendenze dell’Asuits che si rivolge esclusivamente ai giovani che presentano problematiche connesse al consumo di sostanze stupefacenti e psicoattive. Questa esperienza, unica in Italia, ha permesso di intercettare le sofferenze delle ragazze e dei ragazzi under 25 che si sono imbattuti nell’eroina e in altre sostanze stupefacenti. Chissà se Vinicio Capossela è riuscito a cogliere le diverse sfumature di questa piccola piazzetta, nel momento in cui il suo Rebetiko Tour ha fatto simbolicamente tappa da “Viva”, la piccola enoteca di Fabrizio Fanelli, un pugliese che si è innamorato di una ragazza carsolina di Bagnoli della Rosandra e che in piazza Barbacan ha ritrovato un po’ del colore e del calore della sua Bari.


4. -continua


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