Spunta in Cavana l’osteria “furlana”

Oggi l’inaugurazione di “Cemût”. Il titolare: «Uniamo Friuli e Venezia Giulia nel nome del buon cibo»

«Cemût» in Cavana. Blasfemia? Tutt’altro. Se persino Dante Alighieri ci mise lo zampino, scrivendo nel De vulgari eloquentia che gli abitanti di Aquileia crudelmente eruttavano «ces fastu», dopo oltre sette secoli è ora di superare i campanilismi. E allora non c’è luogo più adatto di Trieste, città che così spesso si vanta dell’epiteto di multiculturale, per fare da teatro alla riconciliazione tra il capoluogo giuliano e la “piçule patrie”. Né c’è pretesto più opportuno del bere, «unico punto su cui friulani e triestini si trovano d’accordo», scherza Gianluca Fantinel, fautore della nascitura “Piccola osteria furlana Cemût” di via dei Capitelli.

«I miei soci ed io siamo nati e cresciuti tra la Bassa e la Carnia ma da oltre 13 anni viviamo all’ombra dell’Alabarda, tanto che ormai mi sento per metà triestino – spiega Fantinel, già titolare di Stazione Rogers e Round Midnight –. Di qui l’idea di aprire un’osteria friulana ai piedi di San Giusto: volevamo ricreare quel clima a noi ben noto ma che non si incontra nel resto della città, nonostante il proliferare di esercizi enogastronomici. Il Friuli e la Venezia Giulia hanno due modi diversi di intendere la vita e ciò è evidente soprattutto nei locali». È difficile enumerare tutte le differenze tra le due “way of life” regionali, storicamente contrapposte. «Di certo a Trieste è viva e sentita la tradizione austroungarica che si manifesta nei bolliti di carne o negli gnocchi con il goulasch, piatti che difficilmente si troveranno nell’udinese: qui vanno per la maggiore il crudo di San Daniele, il frico e i formaggi».

Lungi dal voler essere una provocazione, l’iniziativa è al contrario animata da uno spirito ironico e di pacificazione. «Vorrei che l’accoglienza da parte della città fosse scherzosa, così come lo è lo spirito della nostra proposta. Persino nel nome che ci siamo scelti c’è autoironia: l’osteria sarà “furlana” e non “friulana”. Al suo interno si troveranno modi dire e giochi di parole, ovviamente sia friulani che triestini. Penso inoltre che sia un bene che una città turistica come Trieste possa offrire una piccola vetrina anche sul resto della regione». Per quanto riguarda i vini, «ci saranno il Collio, i Colli orientali e l’Isonzo ma anche il Carso. L’apporto della Carnia, povera di vigneti, sarà di birre artigianali e di salumi».

L’appuntamento è per oggi al civico 11 di via dei Capitelli, affacciato in una piazzetta tra piazza Unità, piazza Barbacan e Cavana. Intanto su Facebook le adesioni all’evento sono già centinaia. «L’ambizioso nonché audace obiettivo – si legge nella descrizione – è di abbattere le barriere del campanilismo usando come arma ciò che accomuna e unisce gli abitanti di tutta la regione: la voglia di bere e mangiare cose buone! Vini e birre ma anche formaggi, affettati e altri prodotti tipici del Friuli Venezia Giulia, il tutto accompagnato dall’energia e dal buonumore che da sempre caratterizzano i nostri locali».

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