Spunta la ferrovia fantasma attiva nella Grande Guerra

A un primo sguardo sembrano solo muretti a secco come ce ne sono tanti disseminati sull’altopiano carsico. In realtà si tratta di una significativa testimonianza storica, ciò che rimane di una piccola ferrovia militare a scartamento ridotto costruita durante la Grande Guerra per rifornire la zona alle spalle dell’Ermada, l’ultimo bastione delle truppe austroungariche a difesa di Trieste. È una vera e propria “ferrovia fantasma”, sulla quale sferragliavano piccoli treni carichi di materiali e rifornimenti, che si snodava sul Carso triestino fra Bristie e Samatorza, e i cui resti oggi spuntano fra gli alberi nella boscaglia. La mini-strada ferrata dell’altopiano è un tassello poco conosciuto della Trieste durante la Grande Guerra, ed è stato riportato alla luce dalle accurate indagini di Claudio Pristavec, appassionato ricercatore e storiografo non nuovo a imprese del genere. Specializzato nello studio delle fortificazioni fra prima e seconda guerra mondiale, Pristavec è già autore di una dettagliata mappa delle fortificazioni triestine fra mare e Carso. Ed è stato proprio mentre seguiva le tracce del posizionamento di un cannone navale austriaco da 35 centimetri sistemato sull’altopiano che il ricercatore si è imbattuto nella ferrovia perduta. Della quale, per altro, si sa poco e niente, se non le note ora redatte dallo stesso Pristavec.
«Stavo effettuando una ricognizione attorno alla linea ferroviaria tra Opicina ed Aurisina - racconta Pristavec - quando, a fianco delle rotaie è apparso uno stretto terrapieno, largo poco più di un metro. Il manufatto mi ha fatto venire in mente i ricordi di qualche anziano frequentatore del Carso che segnalava il passaggio di una linea ferroviaria austriaca a scartamento ridotto, appunto per il trasporto dei rifornimenti verso la zona sul retro dell'Ermada». Dopo diversi mesi di escursioni e ricerche Pristavec è riuscito a rintracciare l’intero percorso della ferrovia, della quale rimane buona parte della massicciata. «Già durante la prima ricognizione - continua il ricercatore -, a un esame più accurato ho scoperto il lungo muro in pietre ben squadrate della parete di uno scalo ferroviario, con ai lati due lunghe fosse che permettevano la partenza di tre linee ferroviarie. Una è ancora ben visibile a fianco dalla stradina che si apre alla sinistra dalla provinciale, poco sotto all'abitato di Bristie e che porta alla linea ferroviaria nazionale». La seconda linea parte dalla prima, poi si divide, gira attorno a una profonda dolina e finisce anche questa vicino alla strada asfaltata con uno scivolo utilizzato per fare scendere dai carri ferroviari i materiali ruotati. Queste due bretelle, continua Pristavec, «avevano il compito di portare i rifornimenti sulla attuale strada provinciale da dove venivano smistati verso il crinale carsico di Santa Croce, Aurisina o più avanti a seconda delle necessità». Ma è il terzo binario, aggiunge il ricercatore, quello più interessante: «È lungo circa tre chilometri, parte sempre dallo scalo principale e si inerpica sui pendii fino al capolinea vicino all’ Osteria Grassía, a Samatorza». Qui la linea ferroviaria, «come confermato da alcuni abitanti della zona», doveva fare un giro per permettere il ritorno dei convogli a valle, visto che la motrice non aveva la retromarcia. «I materiali - spiega Pristavec - venivano scaricati e proseguivano per la larga strada che porta a Ternova Piccola e da qui smistati verso il fronte come mi ha cortesemente riferito Giuseppe Skerk, profondo conoscitore della zona; la strada era molto curata dagli austriaci perché su di essa passavano interminabili convogli militari diretti verso il retro dell'Ermada».
I convogli erano veri e propri trenini, «trainati da piccole locomotive a vapore o da mezzi adattati, oppure da locomotive elettriche o con motori Diesel; su questa linea che passava per una zona pericolosa perché vicina al fronte e potenziale bersaglio per i cannoni italiani da Punta Sdobba, è più facile che venissero utilizzati semplicemente dei camion ai quali venivano sostituite le ruote».
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