Spuntano altri bunker della “guerra fredda”

I manufatti sono riemersi durante gli scavi della strada 56bis e si trovano tra Villanova e Lucinico

Una banale buca nel terreno che, come quella in cui si infila Alice, nasconde un mondo intero. Non si tratta però del “Paese delle meraviglie” descritto dalla fantasia di Lewis Carroll, si tratta di un meno poetico bunker della Guerra fredda abbandonato da anni. È una delle tante strutture militari realizzate nell’Isontino e nel Friuli Venezia Giulia per presidiare il confine orientale e difendere l’Italia e l’Occidente da un’eventuale invasione del Blocco comunista di cui ha parlato Legambiente nell’incontro organizzato alla Fondazione Carigo. «Si trova laggiù: dopo quegli alberi», spiega una signora. Con un gesto del braccio, la donna invita a superare il cantiere della 56 bis. Al di là delle reti arancioni, a pochi metri dalla strada che porta a Villanova di Farra, c’è una piccola radura. Tra la sterpaglia spuntano una tazza arancione e un coprivolante. Nei dintorni della buca, anziché il Bianconiglio, razzola una gallina: non ha panciotto, né orologio, men che meno elmetto e fucile, ma sembra essere lei la custode silenziosa dell’ex struttura militare abbandonata. Se non fosse per l’architrave di cemento che si intravede sotto i fili d’erba, difficilmente si capirebbe che quell’apertura è opera dell’uomo. Più probabilmente si penserebbe ad un cedimento nel terreno. I colori mimetici però non lasciano dubbi sulla funzione della buca: è uno degli accessi al bunker. Non è il caso di infilarcisi dentro. Se si è curiosi, è meglio andare sul Carso dove lo scorso anno l’associazione Fanteria d’Arresto ha ristrutturato il bunker di Cotici aprendolo al pubblico a novembre. È facile immaginare che, come sul Monte San Michele, anche la fortificazione di Lucinico nasconda stretti corridoi, porte blindate e ripidi scalini, ma qui la terra è franata e non si può entrare. Si possono notare solo la cornice di una porta e una scala in cemento, oltre agli intonaci scrostati. Entrambe le strutture facevano parte di una rete difensiva che doveva fare da sbarramento a un nemico che (per fortuna) non ha mai attaccato. A Lucinico oltre alla caserma “Pecorari” e al bunker della 56 bis ci sono numerose altre opere militari abbandonate. Tra le altre, c’è quella di via Chiese Antiche. La palazzina di guardia è circondata dalla vegetazione. Il cancello non viene aperto da parecchio tempo, ma, più che la ruggine, a evidenziare il particolare è l’alberello che è cresciuto alle sue spalle. La natura ha messo i sigilli anche all’ingresso della postazione di tiro edificata lì vicino. Stefano Bizzi

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