Stadio “Primo maggio” Fondi regionali sbloccati ma è polemica sul nome: «Celebra i titini, si cambi»

il caso
I lavori di restauro dei principali edifici della comunità slovena di Trieste e Gorizia potranno presto cominciare e il piatto forte sarà costituito dalle strutture dell’Unione sportiva Bor di strada di Guardiella, oggetto per l’occasione dell’ennesima polemica politica a sfondo storico.
Oltre cinque milioni di euro, stanziati l’anno scorso dalla Regione in base a quanto previsto dalla legge di tutela, erano ancora fermi a causa della difficoltà delle realtà coinvolte ad anticipare somme tanto cospicue. Da qui la richiesta di una facilitazione nella gestione dei finanziamenti pubblici, accolta dalla giunta Fvg nell’ultimo assestamento di bilancio. Potranno così essere messi a frutto i 2,5 milioni per il rifacimento degli edifici del Bor, il milione per il Teatro stabile sloveno, i 500 mila euro per la sede della redazione del quotidiano Primorski Dnevnik. Risorse cui si sommano i 600 mila euro per il Kulturni Dom e i 700 mila per la Società tipografica cattolica di Gorizia. Non senza qualche polemica, viste le critiche di Forza Italia sul nome dello stadio del Bor, intitolato al Primo maggio in ricordo dell’ingresso dell’Esercito di liberazione jugoslavo a Trieste.
Nonostante lo stanziamento risalisse al novembre 2017, nessun lavoro è mai partito. Pur essendoci risorse garantite, le realtà proprietarie delle strutture non disponevano infatti del danaro sufficiente per anticipare i costi dei restauri. Avrebbero dunque dovuto accendere dei mutui, sostenere le spese e farsi rimborsare dalla Regione a opere ultimate, rimettendoci così anche gli interessi maturati sui prestiti. La norma richiesta dalle associazioni, nell’ambito della Commissione consultiva presieduta dall’assessore regionale Pierpaolo Roberti, permetterà di presentare le fatture in base all’avanzamento dei lavori, generando un meccanismo graduale di spese e indennizzi, gestibile con i fondi a disposizione delle società. Cadranno poi i limiti temporali per la conclusione dei lavori, al momento fissati alla fine del 2020.
E se le ristrutturazioni potranno dunque partire, il consigliere regionale e comunale Piero Camber (Fi) domanda che lo stadio del Bor ne approfitti per cambiare intitolazione. Per l’esponente berlusconiano, «il Primo maggio in questione non celebra né la festa del lavoro né quella di San Giuseppe artigiano, ma l’ingresso delle truppe titine a Trieste con i successivi quaranta giorni di terrore vissuti dalla città. È come dedicare una via a Mussolini o Hitler». Camber sottolinea di «non voler mettere in discussione il finanziamento o la società d’eccellenza che gestisce la struttura, ma questi nomi devono sparire dalla toponomastica di Trieste».
La risposta arriva dal consigliere dell’Unione slovena, Igor Gabrovec, secondo cui «se anche ci fosse un riferimento al 1945, questa data rappresenta per una parte consistente della città la liberazione da nazifascismo e Risiera. Non ha senso perdersi in queste diatribe, così come sulla richiesta di revoca delle onorificenze a Tito». Per il rappresentante della minoranza, «queste cose appartengono al passato e non al presente, come qualcuno vuol far credere: consegniamole alla storia e pensiamo a sviluppare una struttura che è a disposizione di tutta la comunità. Utilizzare ogni pretesto per tirare fuori fantasmi della storia è poco serio: ci si occupi piuttosto di come un’organizzazione dichiaratamente fascista come CasaPound sfili in città in una data così importante». —
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