Stanissa, sentenza ribaltata in Appello

Il componente della Camera di commercio è stato assolto, era accusato di essersi appropriato di 12mila euro
La seconda Corte d'appello civile di Milano, riunita il 23 febbraio 2010, per il lodo Mondadori.La Cassazione ha respinto il ricorso della Fininvest contro la Cir per il risarcimento del Lodo Mondadori, che rimane confermato con un ritocco al ribasso, un taglio di circa 23 milioni di euro sulla cifra liquidata dai giudici e pari a 564,2 milioni di euro. Lo scrive la Cassazione. ANSA/MILO SCIAKY
La seconda Corte d'appello civile di Milano, riunita il 23 febbraio 2010, per il lodo Mondadori.La Cassazione ha respinto il ricorso della Fininvest contro la Cir per il risarcimento del Lodo Mondadori, che rimane confermato con un ritocco al ribasso, un taglio di circa 23 milioni di euro sulla cifra liquidata dai giudici e pari a 564,2 milioni di euro. Lo scrive la Cassazione. ANSA/MILO SCIAKY

«Il fatto non sussiste». Walter Stanissa è stato assolto in appello con questa formula. L’esponente del mondo agricolo della provincia, consigliere di amministrazione della Banca di credito cooperativo del Carso, componente della giunta e del consiglio della Camera di Commercio, era stato condannato inizialmente a trenta giorni di reclusione (con la condizionale) per appropriazione indebita. Si trattava di 12 mila euro che, stando alle ricostruzioni, avrebbero dovuto servire per pagare le imposte catastali di un immobile acquistato a Belgrado per conto di una ditta di trasporti con sede a Monfalcone. Ma la somma, a quanto pare, era sparita nel nulla. Tutto comincia da una querela presentata da Daniele Cunja, legale rappresentante di Eurocar Logistics, una società che ha sede nella zona portuale di Monfalcone: per l’acquisto dell’immobile di Belgrado, Stanissa nel 2006 si sarebbe offerto a provvedere a tutte le incombenze burocratiche tra cui il pagamento in loco delle tasse. Stando alla denuncia presentata da Cunja nel maggio del 2007, la società monfalconese gli consegnò a Stanissa un assegno di 12 mila euro per il pagamento dell’imposta di acquisto dell’immobile. In seguito ad alcune verifiche a Belgrado, tuttavia, era emerso che la cifra non era mai stata versata da chi si era assunto il compito di farlo. E che i soldi, di fatto, non c’erano più. Il passaggio dell’immobile, di conseguenza, non è mai avvenuto e la società non ha mai potuto usufruirne.

L’imputato avrebbe pure esibito una falsa attestazione per giustificare il pagamento. Ma il difensore di Stanissa, l’avvocato Maria Genovese, si è battuta per l’assoluzione portando avanti l’assoluta buona fede dell’assistito. Una posizione però respinta dal giudice che, dopo una breve camera di consiglio, aveva espresso la prima sentenza di condanna a 30 giorni e il pagamento della provvisionale per 2 mila euro. Poi l’assoluzione in appello.

Nel giro di una decina di giorni si avrà la motivazione. La vicenda, tuttavia, non finisce qui. «La parte civile - spiega l’avvocato di Stanissa - potrebbe ancora impugnare in Cassazione gli effetti civili della sentenza: il risarcimento danni domandato in via generica e dunque non quantificato. Ma ritengo - puntualizza - che questo effettivamente possa avvenire soltanto in linea teorica. La prima era una sentenza che non ci dava ragione - osserva ancora l’avvocato - ma la ricostruzione dei fatti non era corretta. La Corte d’Appello ora ha accolto le tesi della difesa per un’assoluta estraneità ai fatti nei rapporti commerciali intercorsi tra le due parti».

(g.s.)

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