Stop al laboratorio d’analisi Partono i licenziamenti

Dopo che la Regione ha ridotto il budget per prestazioni private convenzionate il “Nord-est” potrebbe restare solo centro di prelievo. Tavolo sindacale aperto
Di Gabriella Ziani

Era cominciata con il contingentamento dei pazienti che andavano a farsi la prova del sangue, è finita con la richiesta di 10 licenziamenti. Il laboratorio di analisi Nord-Est di viale XX Settembre, già D’Acunzo e già Ferrari, sta forse per conoscere, dopo questa ridda di cambiamenti di proprietà, il suo momento “finale”. Potrebbe restare solo un centro di prelievo, ma il laboratorio vero e proprio verrebbe fermato, da qui le conseguenze per 8 tecnici deputati alle analisi, 1 biologo, 1 addetto ai servizi.

L’altro ieri a Udine si è svolto il primo incontro coi sindacati della Funzione pubblica e del commercio, a copertura di tutte le categorie, e la proprietà, che di fatto è la casa di cura “Città di Udine”, il cui amministratore delegato Claudio Riccobon è socio di maggioranza della “Lab Nord Est” che ha sedi a Udine, nella clinica, e appunto a Trieste: luogo dai triestini frequentatissimo per il semplice fatto di essere convenzionato col servizio sanitario. Qui sta il nodo. La Regione, nell’ambito della riforma sanitaria e di una generale revisione dei capitoli di spesa aveva già annunciato quest’anno che il volume delle analisi “convenzionate” sarebbe via via sceso, fino a destinare ai privati convenzionati solo una quota del 30%. Riportando nel sistema pubblico una enorme fetta di attività negli anni sempre più allargate ai privati.

Appena due mesi fa, quando i “budget” annuali concordati con la Regione si stavano assottigliando (già tagliati quest’anno) Riccobon lo aveva detto: «Siamo i più penalizzati, con un taglio del 30%, che diventerà del 50% nel 2015, mentre nel 2016 ci resterà solo il 30% di quello che abbiamo oggi come laboratorio di analisi convenzionato». Dunque una soglia di non sopravvivenza, comunque di non convenienza per un operatore sanitario privato.

«L’annuncio è che si chiude il laboratorio - spiega Rossana Giacaz della Cgil-Fp -, ci preoccupa il fatto in sè ma anche se l’Azienda ospedaliera sarà in grado di assorbire le analisi in più, certe (per esempio per verificare l’effetto dei farmaci anticoagulanti) hanno bisogno di risposte in giornata».

All’incontro a Udine erano presenti il segretario regionale della Cgil-Fp, Alessandro Baldassi, Carmela Sterrentino della segreteria triestina, e Antonella Bressi in rappresentanza di Filcams-Cgil.

«Per il calo di risorse pubbliche - dice Sterrentino - la proprietà ha deciso la chiusura del laboratorio, tranne il prelievo, dunque ha esubero di personale tecnico. Con una lettera ufficiale ha avviato la procedura di licenziamento collettivo per 10 dipendenti. Non abbiamo firmato alcun accordo - aggiunge la sindacalista -, e la procedura è stata fermata, perché abbiamo chiesto una verifica sulla situazione di carriera delle 10 persone: se qualcuno è vicino alla pensione, va agevolato. Si tratta di professionisti specializzati, non infermieri che possono più facilmente trovare un altro posto. Vogliamo fare in modo che nessuno subisca una così grave perdita del lavoro».

Una nuova riunione è stata fissata per il 1.o dicembre. Al tavolo dovrebbero essere presentati i profili delle singole situazioni con qualche proposta di salvataggio individuale. «Se non saranno trovate alternative, solo allora partiranno le procedure per gli ammortizzatori sociali». E altri disoccupati andranno ad aggiungersi.

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