Stop alla banda della cocaina Arrestati altri tre triestini

Ricostruiti dagli investigatori della polizia movimenti e ruoli dell’organizzazione che trafficava droga ma anche armi tra la Colombia, la Spagna e l’Italia
Di Silvio Maranzana

Sono nove gli arrestati della banda internazionale che sulla base dell’asse Colombia-Spagna-Trieste introduceva sul mercato locale droga e armi. La polizia, nel fornire il quadro completo di un’operazione durata oltre un anno e condotta dalla Squadra mobile della Questura in collaborazione con il Commissariato di Muggia, ha reso noto che sono stati messi agli arresti domiciliari tre triestini: Devid Lombardi, 31 anni, Fabrizio Steiner, 38, e Luigi Cordella, 75. In carcere erano già finiti i colombiani Jonathan Andres Suarez Cabezas, 29 anni, e Liliana Cabezas Bazan, 45, le dominicane Karen Maria Baez Lantigua, 26, e Carmen Maria Lantigua Burdiez, 48, e i triestini Roberto Indelicato, 61, e Eliana Clariot, 60. L’esistenza di una simile organizzazione è emersa una decina di giorni fa dopo l’interrogatorio di garanzia dei colombiani. Ieri la polizia, specificando che sono tutti indagati per associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti e di detenzione a fini di spaccio di marijuana e cocaina (e Suarez, Baez, Indelicato e Clariot anche di detenzione e trasporto illegale di armi comuni da sparo), ha chiarito il supposto ruolo di ciascuno all’interno della banda. Il capo era Suarez Cabezas che, con la collaborazione della compagna Baez Lantigua Karen Maria, che lo sostituiva in caso di assenza e manteneva i rapporti con i complici, si occupava dell’approvvigionamento dalla Spagna e dalla Slovenia di cocaina e marijuana (nonché di armi) destinate al mercato locale e spacciate da uomini di fiducia quali Luis Alfredo Alava Panchano, a sua volta coadiuvato da Heyman Leonardo Suarez Lizalda, detto Paco, e da Carlos Augusto Renteira Garcia, detto Andres, tutti sottoposti a fermo il 19 gennaio. Carmen Maria Lantigua Burdiez, madre di Karen Maria Baez Lantigua, collaborava con la figlia accompagnandola agli incontri con i corrieri dai quali ritirava la droga e nei viaggi in Spagna per consegnare a Suarez Cabezas il denaro da investire in nuovi acquisti illeciti. Inoltre, effettuava attività di controllo nei pressi dei centri di spaccio per assicurarsi che non vi fossero agenti in borghese o macchine civetta a sorvegliare la zona. Liliana Cabezas Bazan, madre di Suarez, ha consegnato al figlio in momenti diversi 22mila euro per acquistare lo stupefacente, oltre a fornirgli numerose schede telefoniche attivate a nome di cittadini stranieri inesistenti o ignari. Luigi Cordella, detto il Veterano, faceva l’autista di Baez Lantigua: è stato incaricato del trasporto ad Alava dei quantitativi di droga via via necessari allo spaccio, al ritiro degli incassi e alla consegna degli stessi a Baez Lantigua, incaricata della custodia di parte del denaro. Roberto Indelicato, detto Roby, tassista, in alcuni casi assieme alla moglie Eliana Clarot, ha svolto anch’egli il ruolo di autista di Suarez Cabezas e di Baez Lantigua negli spostamenti più pericolosi, anche finalizzati al rifornimento di droga ed altro. Dopo la partenza per la Spagna dei due, il 31 dicembre, ha ricevuto in consegna un etto di cocaina suddivisa in confezioni, con l'incarico di portarla ad Alava Panchano per la vendita, ritirando il denaro incassato dallo spaccio. Il 13 gennaio si è recato a Vicenza a ritirare lo stupefacente fatto spedire in Italia da Suarez (circa sette chili di marijuana e più di grammi 700 di cocaina) e le armi (i quattro fucili di via Tonello) trasportando tutto nel suo garage, quindi si è recato all'aeroporto di Treviso a prendere Suarez e Baez Lantigua e li ha condotti nel suo stesso garage, dove ha consegnato loro la droga. Lombardi e Steiner erano clienti abituali di Alava Panchano e - sempre secondo le indagini - hanno acquistato stupefacente da rivendere a terzi. La droga giungeva in Italia con “Consegne a domicilio”.A Trieste era stata predisposta una rete di spaccio, i cui componenti svolgevano compiti ben determinati che andavano dal reperire le basi logistiche alla conservazione della droga fino allo spaccio al minuto, garantendo al gruppo un introito di circa 60mila euro al mese. La polizia ha anche sequestrato una pistola calibro 9 con le munizioni, 1,4 chili di marijuana tenuti in casa da un’anziana e inconsapevole signora, e complessivamente oltre 3 kg di cocaina.

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