Stop alla violenza sulle donne: a Gorizia i giovani a bordo piscina si fermano per Giulia

L’iniziativa della Gorizia Nuoto trasforma l’allenamento in riflessione. Un pensiero alla ragazza uccisa dall’ex fidanzato poi diventato testo

Marco Bisiach
I giovani della Gorizia Nuoto a bordo piscina durante il momento di riflessione sul tema della violenza contro le donne
I giovani della Gorizia Nuoto a bordo piscina durante il momento di riflessione sul tema della violenza contro le donne

GORIZIA Ha raggiunto anche Gorizia l’onda lunga del dolore e dell’indignazione per la morte di Giulia Cecchettin, unita nel tragico destino a tante, troppe ragazze e donne vittime di violenza. Un’onda che però non ha increspato l’acqua della piscina comunale, rimasta invece immobile per l’iniziativa fortemente voluta dagli atleti e dalle atlete della Gorizia Nuoto che la gestisce e vi si allena. I giovani, in accordo con società, tecnici e dirigenti, hanno voluto lanciare un segnale, “facendo rumore” per Giulia e più in generale per tutte le donne. Si sono fermati, tutti assieme a bordo vasca, rispettando un minuto di silenzio, e poi hanno affidato i loro pensieri e le loro parole sul ruolo delle donne e sulla condizione che oggi molte di loro vivono a un lungo testo.

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Un momento intenso

«L’intera piscina si è fermata – racconta commossa Martina Gratton, vicepresidente della società –. Si è trattato di un momento molto intenso, che ci ha permesso di sensibilizzare i nostri ragazzi su una questione tanto dolorosa e difficile. E ciascuno di loro ha espresso ciò che aveva dentro, dimostrando come le nuove generazioni che spesso riteniamo a torto essere superficiali e distratte abbiano invece molto da dire».

Un momento di confronto

Così un momento di cordoglio diventa anche una sorta di diario aperto, un luogo di confronto ed espressione. Ad esempio la quindicenne Gaia ha scritto «per me essere una donna nel 2023 significa dover essere forte», aggiungendo però che «se qualcosa non va bisogna anche avere il coraggio di dirlo, saper reagire e capire chi si merita la propria fiducia, anche se ultimamente risulta molto difficile soprattutto per paura di dare troppo alle persone sbagliate».

Angela, di un anno più giovane di Gaia, rivendica con forza «di avere gli stessi diritti e doveri degli uomini, e spero che la mia libertà, come quella di tutti, non venga mai negata a nessuno», e fanno riflettere anche le parole della tredicenne Angelica, quando scrive che «penso che certi uomini ci chiamino “sesso debole” solo perché si sentono intimoriti dal fatto che per molti aspetti siamo molto più forti di loro».

Un lungo elenco di messaggi

Solo alcuni del tantissimi messaggi, che si potrebbe continuare a lungo ad elencare. Se per Giada «essere donna significa lottare per rimanere a galla in un mondo troppo maschilista, guidato da uomini incapaci di riconoscere la parità di genere», anche gli atleti della Gorizia Nuoto hanno voluto lasciare messaggi profondi. Chiamato a riflettere sulla figura della donna, il diciassettenne Nicolas ha parlato di «un’insieme di emozioni e di amore che completa la parte uomo rendendola più forte», mentre per Emanuele, di 15 anni, è bene pensare a quanto amore le donne possano dare in cambio del rispetto che meritano.

C’è poi chi, come Alice, che è già maggiorenne e si è affacciata alla vita adulta, offre un punto di vista tanto crudo quanto realista e maturo: «Oggi andare in giro da sola fa quasi paura, non sai mai chi puoi trovare là fuori e cosa potrebbe farti, non sai se uno sconosciuto si avvicina a te con intenzioni normali o con invece chissà quali idee – racconta, precisando però quanto sia importante non generalizzare, perché non tutti gli uomini sono uguali –. Trovo che questa cosa sia disgustosa e ovviamente ingiusta, non dovrebbe essere così».

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