Storia di Ervino Pocar noto germanista dimenticato in “patria”

PUNTI DI VISTA
Nel suo bel libro “Ervino Pocar” del 1996, Celso Macor racconta la vita del grande germanista goriziano nato nel 1892 a Pirano, primogenito di Giovanni che friulano di Cormòns da sottoufficiale della dogana austriaca aveva incontrato Giovanna Petronio a Pirano d’Istria. Nel 1900, per garantire una adeguata istruzione ai 4 figli si trasferiscono a Gorizia dove Ervino frequenta lo Staatgymnasium di via Mameli, oggi Biblioteca isontina, lì incontrando Antonio Morassi futuro storico dell’Arte e Soprintendente a Brera, Biagio Marin noto poeta irredentista e Umberto Cuzzi che a Torino diventerà famoso architetto del razionalista. Alla laurea in filosofia a Vienna nel 1917, grazie a una borsa di studio di 600 corone annue elargita dalla Principesca Contea di Gorizia e Gradisca, la provincia di allora, segue un periodo deludente nella nuova nazione italiana, da insegnante e poi impiegato al comune di Gorizia, durante il quale scrive rubriche di satira politica e di protesta sui giornali «La Libertà» ed «El refolo gorizian»” diretto dal fratello irredentista Sofronio. Ammonendo sulla lezione dell’Austria che “quando ha voluto «sopprimere l’italianità» non è riuscita che ad alimentarne la fiamma; mentre con l’odio e la violenza ora gli italiani «costringono gli slavi a prepararsi alla lotta stringendosi in compatta falange in armi contro la nazione italiana»”, con critiche ironiche circa l’operato degli squadristi come in “Elogio dell’olio di ricino”: «Salve o purga portentosa, Risanar sai ogni cosa, Disinfetti gli intestini, Dei malati cittadini».
Pocar (1892-1981) si trasferisce poi a Milano al Touring Club, entrando nel 1934 alla Mondadori per quel lungo percorso da traduttore che lo porterà ad essere il sommo interprete in lingua italiana dei più grandi autori della letteratura tedesca: Thomas Mann, Franz Kafka, Herman Hesse, Hugo von Hofmannsthal, Erich Maria Remarque e altri minori tra i quali Carl von Czoernig, per la sua “Gorizia, Nizza austriaca” in italiano nel 1969. Una attività di traduzione in italiano che, come raccontava, era iniziata per lui già al ginnasio con l’italiano che era quasi una lingua straniera da tradurre, dato il tedesco lingua corrente a scuola e in casa il dialetto veneto. Al fratello Sofronio Pocarini, irredentista, pittore e poeta futurista dal cognome italianizzato, Gorizia ha dedicato una via a Straccis, nulla ancora per Pocar, che ben merita quale germanista e traduttore di enorme fama internazionale. —
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