Storia di Negri, bomber d’esportazione

Non è la storia di un predestinato, anche se è quella del calciatore locale che ha raggiunto i livelli più alti negli ultimi quarant’anni. Non il più forte, ma solo perché è lui stesso a dirlo: «Sono...

Non è la storia di un predestinato, anche se è quella del calciatore locale che ha raggiunto i livelli più alti negli ultimi quarant’anni. Non il più forte, ma solo perché è lui stesso a dirlo: «Sono semplicemente uno che ce l’ha fatta». Lo ha detto alla libreria Ubik di viale San Marco nella presentazione di “Marco Negri. Più di un numero sulla maglia”, l’autobiografia che il calciatore nato a Milano nel 1970 ma che ha vissuto l’infanzia in città, cresciuto nel settore giovanile dell’Italcantieri, ha scritto a 4 mani con il giornalista Daniele Benvenuti.

La carriera è ben nota, ma per conoscere a fondo storie, aneddoti e curiosità del suo ciclo agonistico, dall’esplosione con il Perugia alla stagione d’oro con i Rangers Glasgow (stagione 1997-98, 32 gol in 29 partite, Scarpa d’Oro sfiorata così come la convocazione in nazionale), all’infortunio che venne definito “il più bizzarro nella storia di Scozia”, basta acquistare il volume edito da Luglio Editore nel quale Negri si racconta con sincerità ma anche con serenità e spirito di autocritica. Ieri alla Ubik è stata piuttosto l’occasione di una rimpatriata, che ha permesso a Negri di ritrovare i vecchi compagni della Monfalcone calcistica che fu, e di rivangare assieme a loro le sfide Italcantieri-San Michele a livello giovanile, il provino con l’Udinese, superato assieme a Daniele Guerin e Stefano Furlan (venduti ai bianconeri per 15 milioni di lire dall’allora presidente del circolo Roberto Abram, presente in sala), e l’amicizia con Andrea Pasian, «il compagno di scuola che mi convinse a lasciare il basket per il calcio». Quello con più talento, Pasian, tanto da essere stato inserito da Negri nel suo 11 ideale composto dai compagni di squadra della carriera: Pasian sulla fascia destra, supportato da Gattuso a coprire le spalle a Gascoigne e Brian Laudrup. «Il libro è dedicato a quelli che avrebbero meritato di arrivare laddove sono arrivato io – ha detto Negri, arrivato da Bologna, dove vive – ma che vuoi per aver trovato l’allenatore sbagliato, vuoi per un infortunio, per motivi familiari, o per assenza di meritocrazia, non ce l’hanno fatta. La mia è una storia di lavoro duro, di fortuna e di passione, quella che spesso manca a tanti ragazzi di oggi, che hanno mille alternative al pallone».

Michele Neri

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