Strage di vongole, cappelunghe e vermi: pescatori in ginocchio

L’ondata di maltempo rischia di dare il colpo di grazia  Il presidente del Consorzio  chiede lo stato di calamità naturale e di crisi del comparto
Bonaventura Monfalcone-06.03.2016 Effetti della mareggiata-Grado-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-06.03.2016 Effetti della mareggiata-Grado-foto di Katia Bonaventura

GRADO

L’eccezionale ondata di maltempo rischia di dare il colpo di grazia ai pescatori regionali di vongole e cappelunghe in mare, distruggendo le specie che fino a pochi anni fa rappresentavano una delle eccellenze. In recenti tempi passati, per cause tuttora sconosciute, le due specie di molluschi s’erano notevolmente ridotte rischiando quasi la scomparsa. Negli ultimi due anni i pescatori del Consorzio per la gestione della pesca dei molluschi bivalvi nel Compartimento Marittimo di Monfalcone, che ha in gestione i banchi naturali delle specie in mare, affiancati dalla Regione e dalle associazioni di categoria (Confcooperative/Fedagripesca e Legacoop) avevano dato vita a un’attività di rivivificazione dell’area marina con reintroduzione della vongola “peverassa” monitorandola per verificare accrescimenti e salubrità del prodotto. Per preservare lo stock riproduttivo, avevano praticato anche un’attenta gestione delle cappelunghe. I pescatori avevano inoltre avviato una nuova pesca, quella dei “bibi”, vermi utilizzati quale esca da pescasportivi. Il maltempo dei giorni scorsi ha vanificato tutti gli sforzi e rischia di incidere sull’intero sistema della pesca in regione.

I soci del Consorzio avevano già espresso forti preoccupazioni trovando una gran quantità di “bibi” spiaggiati. La conferma della “strage” s’è avuta quando si sono recati a pescare. Oltre alla forza del mare, i fanghi trasportati dalle piene dei fiumi hanno fatto strage di vongole, cappelunghe e “bibi”. Le mareggiate hanno avuto un effetto molto negativo anche per un’altra specie pescata delle imprese del Co.Ge.Mo., i fasolari. Il presidente del Consorzio, Achille Ghenda, teme che le imprese non reggano l’ulteriore calo di prodotto, quindi di reddito. I tempi dalla riproduzione alla taglia commerciale delle specie in gestione al Co.Ge.Mo. sono di circa 4 anni, si rischia un grande intervallo di tempo senza reddito. Auspica un intervento immediato della Regione, l’assessore Stefano Zannier che s’è dimostrato molto vicino alla categoria, e del Mipaaft per il riconoscimento dello stato di calamità naturale e del riconoscimento dello stato di crisi del comparto.—

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