Stranieri, “esuberi” in 6 asili E Dipiazza difende il tetto

Il sindaco: «Il 30% serve a evitare classi-ghetto. Esistono scuole vicine a quelle oltre la soglia. Ho agito per l’inclusione dei bimbi, non per politica»



«Si è fatta una tempesta in un bicchiere d’acqua. Io ho agito in nome dei bambini e non della politica». Il sindaco di Trieste Roberto Dipiazza, carte alla mano, replica alle critiche che negli scorsi giorni hanno travolto il nuovo regolamento per le scuole dell’infanzia comunali, il cui iter è tutt’altro che concluso.

Oggi la delibera sarà discussa in Municipio, dove sarà oggetto della riunione della Quinta commissione. Ieri, inoltre, la questione è tornata in Parlamento: la deputata Pd Debora Serracchiani ha presentato al ministro dell’Istruzione e della Famiglia Lorenzo Fontana un’interrogazione sul tema. Secondo i dati elaborati dal Comune e resi noti al Piccolo dallo stesso Dipiazza, le scuole dell’infanzia di competenza comunale sono 32. Di queste, sei superano la soglia massima del 30%, prevista per la presenza di alunni stranieri.

A partire dalla Scuola del sole, nel rione di Barriera: qui 58 dei 123 posti disponibili sono utilizzati da bambini stranieri, che costituiscono quindi il 47,2% degli alunni. Nello stesso rione anche le materne Cuccioli (31 bambini di cittadinanza non italiana su 70, ergo il 44,3%) e Tempo magico (47 su 135 per un 34, 8%) superano il fatidico tetto. Nel vicino quartiere di san Giacomo, intanto, l’asilo Rena nuova registra il 43,3% di bambini stranieri (39 su 90). Ancora, alla Don Chalvien di Servola non sono italiani 26 bambini su 75 (34, 7%), mentre al Giardino incantato di Cologna la media è del 33%, con 30 bimbi stranieri su 91.

Tirando le somme, gli alunni potenzialmente interessati dal nuovo regolamento sono oltre 200, e sono quelli stranieri “fotografati” nelle sei scuole che sforano il tetto del 30%. Una cinquantina di essi si troverebbe costretta a cambiare aria: che fare di loro? Per ciascuna delle scuole appena citate, nei documenti esibiti dal sindaco sono indicate tre o quattro alternative, raggiungibili in 20 minuti a piedi al massimo: lo stesso Comune si è premurato di calcolare le tempistiche. Chi frequenta la Scuola del sole, ad esempio, potrebbe alternativamente iscriversi alla Pallini (che dista 11 minuti a piedi), alla Stella marina (14 minuti), alla Dijaski dom o alla Tor cucherna (17 minuti).

Piccola curiosità: le uniche due sezioni dove il 100% degli alunni ha cittadinanza italiana sono quelle slovene delle scuole Delfino blu e Oblak Niko. Tornando al provvedimento, servirebbe «a evitare la formazione di classi-ghetto, dove gli alunni non parlano italiano tra loro – afferma Dipiazza –. L’intento è spostare una parte dei ragazzi in altre scuole per parificare le percentuali, così da migliorare il servizio e fornire maggiore assistenza, ai fini dell’inclusione. Ho agito per i bambini, qualcuno invece ha fatto politica».

A supporto della delibera, Dipiazza rispolvera anche alcune indicazioni ministeriali del 2010 (epoca del quarto governo Berlusconi), dove sifa riferimento proprio al “famigerato” tetto del 30%. Quando gli si fa notare che si tratta di bambini dai tre ai cinque anni, «a maggior ragione – risponde il sindaco –, a quell’età si impara ancora più facilmente». Dipiazza difende anche la presenza del crocifisso in classe e l’insegnamento della religione cattolica, previsti dalla bozza: «Io credo nella multietnicità e nella multireligiosità ma vivo in Italia, che è un Paese cattolico: quando mi toccano il crocifisso, io mi arrabbio». —



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