Stuprata da tre uomini a 12 anni

Gli abusi dentro il giardino pubblico. Un episodio pure a San Giusto. Caccia a una quarta persona
Silvano Trieste 11/04/2017 La Scala dei Giganti
Silvano Trieste 11/04/2017 La Scala dei Giganti

TRIESTE È poco più che una bambina. Ha 12 anni. È stata violentata. Ad abusare di lei in due diversi episodi sono stati, secondo le indagini, quattro profughi, afghani e pachistani. Ieri tre di loro (il quarto è non è stato ancora identificato) sono stati arrestati dalla polizia.

Sono stati raggiunti da un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Giudo Patriarchi su richiesta del pm Federico Frezza. Si tratta dell’afghano Muhibullah Zerani, 22 anni, e dei pachistani Arif Hussain, 24, e Zubair Khan, 19. Erano ospitati in una struttura di accoglienza in città.

Le accuse sono pesantissime: violenza sessuale ai danni di una minorenne e stupro di gruppo. In una delle due circostanze infatti - segnatamente nel giardino di via Giulia - la ragazzina è stata oggetto di abusi plurimi. Se la sono consegnata tra loro, uno dopo l’altro, come un oggetto. La vittima di questa terribile vicenda - di cui non riveliamo alcun elemento che possa portare all’identificazione, ci limitiamo a riferire che si tratta di una ragazzina cresciuta in un contesto difficile - è nata verso la fine del 2004 e fino a poche settimane fa era ospite a Trieste in una struttura che si occupa di minori. Assieme a un’amica di 15 anni, da quanto si è appreso, è uscita in certe occasioni dalla struttura. Da lì, in centro, in particolare in piazza Goldoni, ha incontrato - questo risulta dagli accertamenti della Squadra mobile - i compagni occasionali. Che alla fine hanno,appunto, approfittato di lei.

La data del primo episodio è quella del 27 maggio, un sabato. Quella sera la ragazzina si è recata come detto con l’amica in piazza Goldoni. Lì le due minorenni hanno incontrato Zerani. La più piccola, secondo la ricostruzione, ha simpatizzato. Hanno bevuto assieme un milk shake al McDonald, poi la quindicenne è andata via. L’altra - assieme all’afghano - è andata invece verso San Giusto per fermarsi lungo i gradoni della Scala dei giganti. Dove è poi avvenuta la violenza.

La ragazzina, così ha raccontato, ha fatto di tutto per evitarla. Si è difesa e ha urlato più volte: «Lasciami andare!». Ma Zerani, secondo l’accusa, non ha esitato. L’ha sbattuta a terra e dopo averle tolto i pantaloni ha abusato di lei. Poi se n’è andato. Ma l’allarme - per quello che era accaduto - è stato dato solo dopo un secondo episodio, avvenuto lunedì 29 maggio, due giorni dopo. Teatro stavolta il giardino pubblico di via Giulia, già al centro in passato, ma anche recentemente, di sconcertanti episodi, riguardanti in particolare incontri omosessuali nei servizi igienici, a due passi dai bimbi e dalle loro mamme.

Dopo il tramonto la ragazza assieme all’amica è entrata nel parco scavalcando la ringhera. E lì, a pochi metri dall’ingresso del giardino pubblico, c’è stato lo stupro di gruppo. Le due ragazzine - che verosimilmente erano inizialmente d’accordo nell’avventurarsi da quelle parti - hanno incontrato Zerani e i suoi amici: Hussain, Khan e un quarto non ancora identificato dagli investigatori. La quindicenne si è allontanata. L’altra invece è rimasta lì dove, appunto, è stata abusata dai quattro.

Non è riuscita a ribellarsi. Dopo la violenza subita, ha raggiunto l’amica e con lei è tornata nella struttura in cui era ospite. Il giorno seguente la vittima ha riferito, seppur sommariamente, l’accaduto a un’educatrice. La quale l’ha subito accompagnata al Burlo. Dove un medico l’ha visitata confermando i racconti della vittima. A quel punto sono scattate le indagini dei poliziotti della Mobile coordinate dal pm Frezza. L’amica, la testimone, è stata interrogata e, con non poche difficoltà, ha confermato le confidenze ricevute dalla dodicenne. Che poi - a sua volta - è stata sentita alla presenza della psicologa Laura Pomicino.

Successivamente sono stati effettuati i riconoscimenti: gli inquirenti hanno cercato e raggiunto tre dei quattro sospettati e li hanno accompagnati in una stanza della Questura. Dove, oltre un vetro specchiato, sono stati visti dalla ragazzina violentata e anche dall’amica. E lì sono stati riconosciuti. Sono stati quindi compiuti altri accertamenti, altri riscontri investigativi.

Finché ieri mattina i giovani coinvolti sono stati fermati e portati in carcere. Rischiano condanne pesantissime che arrivano fino a 12 anni di reclusione. I quattro - da quanto si è appreso - sono in Italia da pochi mesi, nell’ambito di un programma di protezione internazionale. Ieri sono stati interrogati dal gip Patriarchi. Difensore l’avvocato Caterina Bove.

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