Sub morti a Miramare, 4 a giudizio

Sarano processati gli istruttori per la scarsa manutenzione degli autorespiratori che ha provocato l’ipossia

di Claudio Ernè

Quattro istruttori subacquei a processo per la morte dei due sub istriani immersisi a Miramare il 25 luglio 2010 per provare due autorespiratori a circuito semichiuso costruiti dalla ditta HBT di Trieste. Il rinvio a giudizio per omicidio colposo è stato chiesto dal pm Lucia Baldovin per Nicola Donda, Fabio Bozzato, Roberto Bendotti e Marco Panico. L’udienza preliminare è fissata per il 6 dicembre davanti al presidente del gip Raffaele Morvay.

Secondo le perizie effettuate dal tecnici del Raggruppamento “Teseo Tesei” della Marina Militare, alla base della duplice tragedia vi è una somma di fattori: la scarsa manutenzione degli autorespiratori, la mancanza di addestramento dei sub che li stavano provando, il cattivo allacciamento di un tubo al filtro della calce sodata. Inoltre durante l’immersione di prova Samo Alajbegovich e Ziga Zobraic, avrebbero dovuto essere accompagnati da un istruttore. Invece chi avrebbe dovuto assisterli non lo ha fatto.

Secondo la Procura della Repubblica questi fattori hanno determinato la morte per ipossia dei due sommozzatori istriani. Samo Alajbegovic era stato riportato in superficie già morto, mentre Ziga Dobraic era stato tratto a riva privo di conoscenza e per quattro giorni il suo corpo era rimasto collegato alle macchine del reparto di rianimazione dell’Ospedale di Cattinara. Poi i medici avevano deciso di interrompere questo “legame” perché l’encefalogramma non manifestava il minimo segno di attività elettrica.

Nell’udienza preliminare saranno presenti anche i parenti dei due sub che hanno affidato all’avvocato Paolo Volli il mandato di assisterli nel difficile procedimento. Certo è che la consulenza tecnica ha rivelato che l’apparecchio usato da Ziga Dobraic non era efficiente al cento per cento. «Non è stato possibile stabilire se l’autorespiratore sia stato sottoposto al programma di manutenzione previsto dal manuale d’uso. Nondimeno al momento dell’inizio dell’immersione, si ritiene che l’autorespiratore non fosse efficiente perché l’innesto rapido della frusta flessibile di alimentazione del flusso della miscela respiratoria, non era correttamente installata. Questa condizione ha avuto conseguenze dirette sugli eventi. Inoltre la bombola utilizzata non aveva subito la prescritta revisione periodica».

Ma non basta. E’ stato trovato mezzo litro d’acqua all’interno dell’anello respiratorio. Si ritiene che l’ingresso dell’acqua sia avvenuto quando si è staccata la frusta di invio del flusso. Si ritiene che la frusta si sia staccata a causa di un incompleto inserimento dell’innesto rapido». Dunque errori umani, non tragiche fatalità. Anche sul “rebreather” HTB usato da Samo Alajbegovich i tecnici della Marina hanno trovato segni di scarsa manutenzione: l’avvitamento insufficiente del nippo di attacco per primo stadio del riduttore di pressione e una guarnizione deformata e intaccata.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo