«Surreale vedere la città così vuota. Noi rischiamo per tenerla pulita»

TRIESTE. Sono tra i pochissimi a muoversi dal tramonto all’alba, quando Trieste addormentata è ormai completamente deserta e irriconoscibile rispetto a prima. Ma si vedono in giro anche durante il giorno, quando può capitare che a seguito di un incontro fortuito qualcuno li ringrazi per quello che fanno. Stiamo parlando dei circa cento operatori dei Servizi ambientali di AcegasApsAmga, i netturbini ma non solo, che rappresentano una delle categorie rimaste in prima linea, nelle nostre città, durante l’intero corso dell’emergenza sanitaria.
E tra mascherine in spogliatoio, guanti e camion disinfettati più e più volte al giorno, anche tra di loro c’è chi assicura di non aver mai vissuto nulla di simile in quarant’anni di carriera. «Pure noi andiamo a lavorare con un po’ di preoccupazione da un lato e, dall’altro, un grande senso di responsabilità – spiega ad esempio Stefano Riosa –. Tutti abbiamo qualcuno a casa, vuoi un genitore anziano, vuoi un bimbo piccolo. Il più grande cambiamento, nella nostra routine, è rappresentato dall’adozione di tutta una serie di misure di sicurezza. Per il resto si continua a lavorare».

Le sue giornate lavorative, così come quelli dei suoi colleghi, iniziano negli spogliatoi della centrale operativa, dove «ci cambiamo nel minor tempo possibile, indossando guanti e mascherine – prosegue Stefano –. Siamo spalmati su tre turni in modo da evitare assembramenti appunto negli spogliatoi nonché nell’autoparco. Poi ci si prepara alla partenza: prima di salire a bordo di un furgone lo si sanifica. E una volta tornati in sede si ripete l’operazione, per far trovare il veicolo nelle migliori condizioni possibili ai colleghi del turno successivo».
A bordo di quel mezzo gli operatori ambientali si aggirano per la città che può essere deserta o semideserta, a seconda dei momenti della giornata. Se si lavora in orario diurno, può capitare infatti di incontrare qualcuno sceso a gettare la spazzatura: «A volte le persone ci ringraziano – continua l’operatore –. Se prima il rapporto con l’utenza era parte della nostra quotidianità, adesso chiaramente c’è meno gente in giro. Ma nonostante tutto quello che sta accadendo, la città continua a essere tenuta in maniera decorosa e pulita: le persone lo percepiscono».
Esistono poi anche i turni al buio: quello che inizia alle 5, prima dell’alba, e quello che dalle 22 prosegue nel cuore della notte. In quelle ore i netturbini sono tra i pochissimi esseri umani che hanno il permesso di percorrere le nostre strade: «Osservare Trieste così vuota è surreale e un po’ si fatica ad abituare l’occhio – conclude l’operatore del’ex municipalizzata –. Di solito stiamo in mezzo al traffico, vediamo l’affaccendarsi della città che si addormenta e che si sveglia. Il cambiamento è stato davvero repentino».
Gli operatori in prima linea, proprio come Stefano Riosa, in questo momento sono circa un centinaio. Si cerca di mantenere un atteggiamento positivo e di continuare a fare il proprio dovere come prima, nella consapevolezza di svolgere un servizio di pubblica utilità. «Si lavora a pieno regime anche adesso – spiega il loro coordinatore, Fulvio Macoratti –. In queste giornate particolari ci rendiamo ancora più conto di quanto sia fondamentale il nostro lavoro. Non ci si può fermare».
Del gruppo fa parte anche Roberto De Santis. «In quarant’anni di lavoro - chiarisce - non avevo mai vissuto un’emergenza simile». Nonostante tutto, comunque, De Santis non si abbatte. «Io sono e rimango ottimista. Tutto questo finirà». Stesi turni e identiche preoccupazioni anche per Edi Apollonio, il quale sottolinea come «in questo periodo il carico di lavoro sia aumentato notevolmente. Garantire la continuità dei servizi - aggiunge Apolonio - diventa allora fondamentale, a maggior ragione».
«Operare in questo periodo non è facile, anche perché si respirano timore e tensione fra la gente – commenta un altro operatore dei Servizi Ambientali, Gaetano Minenna –. Ma so che il nostro lavoro è essenziale e questo mi dà motivazione».
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