“Svendita” alla Fenice: ricevute dal curatore già 400 prenotazioni

Vani gli assalti alla libreria, il commercialista va contattato tramite email per un appuntamento. Scaffali ancora pieni
Di Gabriella Ziani
Lasorte Trieste 05/10/13 - Galleria Fenice - Fallimento libreria Fenice
Lasorte Trieste 05/10/13 - Galleria Fenice - Fallimento libreria Fenice

Capannelli di persone con il naso sui vetri. Adesso che la ex libreria Fenice, tra appelli, raccolta-soldi, siti Internet, è diventata un luogo famoso e finalmente appetibile per il supersconto con cui le giacenze vengono messe in vendita (solo a blocchi, e solo su appuntamento) quando nei locali della galleria la luce è accesa la gente fa la fila per entrare. Ma viene dissuasa, quello non è più un negozio. È un luogo dove chi si occupa dello smistamento dei volumi deve prender nota per il giudice di ogni pacco di libri uscito dal fondo del fallimento. E in libreria si entra oltretutto soltanto per gruppi prenotati, uno al mattino e uno al pomeriggio. Di non più di 50 persone alla volta.

Perciò venerdì il curatore fallimentare, il commercialista Giancarlo Crevatin, tempestato di telefonate e con la fila fuori dal negozio, ha messo un cartello: chi vuole libri deve scrivere una e-mail e ricevere un appuntamento. «Ho già ricevuto 400 messaggi - rivela - e a tutti ho già inviato la lista dei titoli disponibili. Sabato mattina presto si erano aggiunte altre 150 richieste». Dal triste vuoto, dal tristissimo silenzio dei primi mesi, adesso il commercialista è passato a un lavoro frenetico. Anche se gli scaffali, “mangiati” del loro contenuto in buona parte, sono ancora ben forniti, e pacchi e pacchi di libri giacciono sul pavimento, distinti per tema. Conferma Crevatin: «Quelli locali, quelli stampati dalla Italo Svevo, non vengono richiesti. Finora soprattutto c’è richiesta di romanzi, si approfitta del prezzo scontato...».

Ma anche la seconda indicazione affissa sul cartello della libreria, di rivolgersi a chi ha aperto la pagina Facebook “I libri della fenice non possono finire al macero”, ha il suo successo. Annunciano infatti i suoi amministratori, Giada Blasig e Luca Marsi: «La pagina ha toccato le 7000 iscrizioni in quattro giorni, e aumentano di ora in ora, segno che l’interesse per la causa è alquanto sentito, non solo in città». I due difensori del libro e della cultura («la fame di sapere è elemento imprescindibile per lo sviluppo dell’uomo» è la frase con cui chiudono il proprio comunicato) si fanno anche difensori del ruolo dei social network che permettono «la creazione di comitati e gruppi di interesse in modo veloce, veicolando messaggi e note in brevissimo tempo».

La prossima “seduta” di vendita si terrà domani dalle 9 alle 11 per i 50 lettori che sono stati prenotati a quell’ora, e dalle 17 alle 19 per il secondo gruppo di 50 della giornata. Al mattino entrano più giovani e studenti, al pomeriggio i triestini di età più matura. Ieri invece la libreria è rimasta chiusa (oggi naturalmente lo sarà tanto più), e sbirciando all’interno si notano disponibili ancora molti libri per bambini e di “varia” e pacchi di volumi sulla storia dei rioni di Trieste, una delle più consistenti collane pubblicate negli anni dalle edizioni Italo Svevo dei librai Zorzon. Strano ma vero, i libri su Trieste «vanno poco». Questa settimana dovrebbero apparire i salvadanai del Comune davanti alla Biblioteca civica e al Municipio per una raccolta fondi pubblica al fine di poter salvare dal macero (per quanto possibile) anche quanto giace nel magazzino di via Caboto, dove per lo sgombero il fallimento si dà tempo fino a primavera. Il magazzino è infatti di proprietà dei librai, dunque non si paga affitto come nei vasti negozi del centro città e non si appesantisce la situazione debitoria se si attende un miglior momento per mettere l’edificio sul mercato.

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