Tari più cara del 7% per le famiglie a Trieste, M5s e Pd all’attacco

TRIESTE Il paventato aumento della Tari si sta materializzando: la tassa sui rifiuti sale infatti di circa il 7% per quel che concerne le utenze domestiche e del 6% per ciò che riguarda quelle non domestiche. In particolare, la Tari per le utenze domestiche, dal 2014 a oggi, ha visto un andamento altalenante: dal leggero incremento del 2015 si è passati a un calo per due anni di seguito fino al costo minimo registrato nel 2017. Nel 2018 c’è stato un nuovo aumento fino a quello previsto per quest’anno, decisamente il maggiore degli ultimi sei anni, con un incremento reale che oscilla tra il 6,27 e il 6,28% per la quota fissa e tra il 7,80 e l’8,48% per quella variabile.
Ad esempio se una famiglia composta da quattro persone, con un appartamento di 100 metri quadrati, nel 2018 pagava tra quota fissa e variabile 320 euro, da quest’anno dovrà sborsare 342,50 euro, con un incremento di 22,50; un single con un mini appartamento di 50 metri quadrati passa invece dai 99 euro del 2018 ai 106,42 euro dell’anno in corso. Questo, in sintesi, quanto emerso dalla riunione della seconda commissione – competente su bilancio, imposte e tasse –, presieduta da Roberto Cason della Lista Dipiazza, con l’assessore Giorgio Rossi che riguardo agli aumenti ha sottolineato come gli stessi derivino «non solo dal milione 900 mila euro in più del Piano economico finanziario, a cui si somma il costo del Comune che porta a circa due milioni il totale, ma anche dal fatto che non tutti pagano la Tari». Fattore che, a detta di Vincenzo Di Maggio, dirigente dell’Area tributi, ha fatto sì che non venisse incassata una somma pari a 6 milioni di euro – su un totale di 36 milioni; cifra che, grazie all’invio di raccomandate con ricevuta di ritorno agli insolventi si è ridotta a cinque milioni. Per quel che concerne i restanti 5 milioni non incassati – ha specificato Di Maggio – «ci attendiamo di recuperarli attraverso vari strumenti coattivi che comportano un aumento dei costi di aggio a Esatto, il 55% degli insoluti».
Le opposizioni hanno puntato il dito contro le percentuali della raccolta differenziata. Secondo il consigliere del M5s, Domenico Basso, «l’aumento della Tari è figlio di un piano di gestione rifiuti obsoleto. Basti pensare che un aumento della differenziata al 71%, quando ora siamo al 41%, comporterebbe un risparmio di oltre 2 milioni di euro. Bisogna riuscire a far pagare in un modo puntuale, deve valere l’assioma che chi più produce rifiuti, più paga». Conti che fa anche la consigliera Pd Antonella Grim: «La precedente amministrazione di centrosinistra aveva trovato la raccolta differenziata al 23,29% portandola, in cinque anni, al 39,45%. In due anni e mezzo di amministrazione Dipiazza ter siamo saliti solo al 41,74%». —
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