«Teatro Stabile, la sede rimarrà a Trieste»

Le rassicurazioni di Cosolini. Budin: perplessità per la scarsa chiarezza del decreto

«Il valore dello Stabile del Friuli Venezia Giulia viene difeso, per migliorare i livelli raggiunti. Il rischio è infatti che altrimenti vi sia un declassamento nel ranking nazionale dei teatri e di conseguenza arrivino meno fondi. Non c’è alcun pericolo occupazionale e la sede resterà quella di viale XX Settembre, a Trieste». Così, ieri sera, il sindaco Roberto Cosolini sul progetto di Teatro nazionale per il futuro del Rossetti, in cui far confluire il teatro stabile di innovazione Css e l’Accademia Nico Pepe di Udine. Prospettiva dettata dal noto decreto del ministro dei Beni e delle attività culturali, Dario Franceschini.

Le parole del primo cittadino sono arrivate, ieri, al termine di un primo incontro informativo ad hoc con i vertici del Rossetti e i rappresentanti della Contrada, del Teatro Sloveno, della Cooperativa Bonawentura, alla presenza anche del neo-assessore alla Cultura Paolo Tassinari. «In questo scenario fondamentalmente - ha aggiunto Cosolini - dobbiamo garantire al sistema teatrale di Trieste e della regione tutta un certo volume finanziario. Bisogna cogliere le condizioni per essere teatro nazionale. Lo Stabile regionale sarà chiamato a essere tale fino in fondo, aggregando al suo interno Css e Accademia Pepe. Dalla riunione - ha concluso il sindaco - sono emersi dubbi e riserve degli operatori su alcuni aspetti del decreto. Ci rivedremo fra una settimana per un ulteriore approfondimento».

Dal canto suo, Milos Budin, presidente del Rossetti, lodando l’iniziativa di convocare «un primo utilissimo incontro», non ha nascosto come il decreto lasci aperte «tante incertezze, introducendo solo requisiti basati su numeri. Resta indefinita la stessa questione dei finanziamenti: a rigor di logica, dovrebbero essercene di più per i teatri nazionali, per la categoria superiore. Dovrebbe essere così. Dovrebbe, ripeto, perché al momento certezze non ce ne sono. Siamo perplessi per la poca chiarezza del decreto. Anche da quanto emerso durante la riunione odierna - ha osservato infine il presidente dello Stabile del Fvg - è probabile che la strada regionale, per un teatro nazionale, sia quella preferibile». (m.u.)

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