Tecnica, nervi saldi e prontezza di riflessi Le tre mosse salvavita

Campagna di sensibilizzazione sui rischi da arresto cardiaco All’Università formazione ad hoc per studenti, prof e impiegati
Conoscere la tecnica giusta, per un testimone che all’improvviso si trova di fronte a una persona colpita da un attacco cardiaco, può salvare la vita. Ecco perché, oltre a fare informazione già nelle scuole e a distribuire in modo capillare i defibrillatori, è essenziale tentare di “istruire” più persone possibile all’interno del maggior numero di contesti: dall’ufficio all’azienda, dalla palestra alla parrocchia. Un esempio virtuoso, in questo senso, arriva dall’Università, che ha promosso un evento ad hoc dal titolo “Ricomincia la vita. Ripartiamo dall’H3: sopravvivere all’arresto cardiaco si può”.


L’appuntamento, in programma il 14 novembre dalle 9 alle 11 nell’aula Bachelet del campus di piazzale Europa, punta alla sensibilizzazione, al riconoscimento e al primo trattamento all’arresto cardiaco per studenti, docenti, personale tecnico-amministrativo dell’ateneo. Si tratta di uno dei tanti eventi di questo tipo organizzati da tempo in città per un pubblico vasto. «Solo partendo dall’educazione dei più piccoli si forma una coscienza civile e quindi una sensibilità per conoscere e poi trattare queste situazioni - spiega Gianfranco Sinagra, direttore del Dipartimento di Attività integrata cardiotoracovascolare-. Situazioni in cui la rapidità del riconoscimento, la chiamata dei soccorsi e il massaggio sono fondamentali».


Perché, in caso di attacco cardiaco, un ritardo di pochissimi minuti nell’assistenza può essere fatale alle funzioni cerebrali. E non bisogna pensare che questo male colpisca solo le fasce più adulte della popolazione. Sopra i 35 anni ci si trova di fronte all’infarto miocardico legato ad ostruzioni coronariche, ma sotto i 35 le malattie del muscolo cardiaco (cardiomiopatie) e le aritmie geneticamente determinate costituiscono la causa più frequente di tale malore.


I dati parlano chiaro. Se nel mondo occidentale ogni anno viene colpita da arresto una persona ogni mille abitanti (200.000 in Europa e 60.000 in Italia), a Trieste i casi sono 200. Il tempestivo soccorso sanitario dell’ambulanza è certamente fondamentale, ma nelle ore dell’arrivo è importante che qualcuno mantenga in vita la vittima colpita da arresto, altrimenti il cuore, anche dopo le più efficaci manovre, non ripartirà e soprattutto il cervello rimarrà irreversibilmente danneggiato. Nel capoluogo giuliano, città antesignana nella diffusione delle manovre di rianimazione alla popolazione, a partire dagli anni ’80 con Fulvio Camerini e l’Associazione Amici del Cuore, nel quinquennio 2011-15, grazie alla collaborazione del sistema 118, Cardiologia, Pronto soccorso, Terapia intensiva generale dell’ospedale di Cattinara sono stati raccolti i dati su 544 casi di arresto di origine cardiaca, prevalentemente maschi (65%), con età media 72 anni (10% sotto i 50 anni). Il 50 % di queste persone non aveva una malattia cardiaca, ma oltre l’80% presentava almeno un fattore di rischio cardiovascolare. In 2/3 dei casi il luogo dell’arresto non era pubblico. Il 60% delle volte erano presenti dei testimoni, questi però sono intervenuti con manovre salvavita solo nel 20% dei casi, limitandosi negli altri a chiamare e aspettare. Solo il 34% dei colpiti è stato inizialmente salvato, giungendo vivo in ospedale, ma solo il 27% di essi è sopravvissuto abbastanza da essere ricoverato. Dall’ospedale è poi uscito vivo il 13% e a un anno di è rimasto vivo solo il 9%. A Stavanger (Nord Europa) invece la sopravvivenza è stata del 25%, ossia 1 su 4 ce l’ha fatta. Ecco perché ciò che i testimoni fanno condizionerà la differenza.


Sono tre le mosse da eseguire: non farsi prender dal panico, chiamare e ascoltare ciò che l’operatore del 112 indica, iniziare con vigore il massaggio cardiaco. Nell’attesa dell'autoambulanza è importante anche la presenza del defibrillatore disponibile, che coadiuva il massaggio ma che bisogna saper usare. Lo sa bene l’uomo che grazie a un corso dove aveva appreso il massaggio cardiaco, qualche anno fa rianimò una studentessa universitaria di vent’anni colpita da arresto cardiaco. Il trinomio da imparare dunque è: riconoscere-chiamare-massaggiare. Temi questi che verranno trattati anche il 21 e il 23 novembre nell’aula H3 e nel dipartimento di Studi umanistici (androna Campo Marzio).


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